Il capolavoro di Elio Germano e dei gemelli D’Innocenzo

Una sceneggiatura e un’interpretazione da Orso d’argento

Berlinale 2020, un evento memorabile per il cinema italiano

Lo dedico ad Antonio Ligabue che vive qui con noi, dentro di me. E dedico il premio a tutti gli storti, gli sbagliati del nostro tempo”.

Queste le parole di Elio Germano, premiato dalla giuria internazionale per la miglior interpretazione maschile nei panni di Antonio Ligabue, regalando smalto all’opera diretta da Giorgio Diritti Volevo nascondermi. A dieci anni dal premio come miglior attore ricevuto a Cannes per La nostra vita, Elio Germano si consolida come uno degli attori italiani più apprezzati dal pubblico estero.

Ma non è finita qui. Alla settantesima Berlinale il cinema italiano festeggia due volte: viene infatti premiato il dramma disturbante dei gemelli D’Innocenzo Favolacce, che riceve l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura. Una perla di humor nero che ha portato i suoi autori ad emozionarsi al momento della premiazione. “Ti amo fratello mio” da una parte, “Mortacci tua” dall’altra, di commossa risposta.

Le parole ai protagonisti, da Fabio e Damiano D’Innocenzo, a Elio Germano

Per noi è sempre stata una condivisione, da quando dividiamo i biscotti a colazione al lavoro sul set”. Queste le parole di Fabio D’Innocenzo, riferendosi al fratello. “Noi abbracciamo la stessa cosa nello stesso momento, con lo stesso peso e con le stesse necessità. Quella che facciamo lo facciamo per passione, e ci aiuta a realizzare il nostro desiderio che è passare del tempo insieme”.

Favolacce è una pellicola che rappresenta le periferie sotto un’altra luce. Rispetto al film che li ha portati al debutto alla Berlinale del 2018, La terra dell’abbastanza, questo nuovo lavoro pare diverso ma al contempo complementare al precedente. Damiano, emozionato come Fabio, prende il microfono prima per far parlare l’Orso d’argento. Poi aggiunge: “Oggi abbiamo raccolto il frutto degli anni complicati che abbiamo trascorso. A Berlino siamo stati molto bene ma abbiamo una voglia assurda di tornare a casa e scrivere il prossimo film. Con i film non cerchiamo di piacere, ma di essere onesti con noi stessi”.

Acclamato a gran voce dal presidente della giuria Jeremy Irons, che gli ha conferito il premio all’unanimità, Elio Germano si presenta sul palco con la maglietta di Antonio Ligabue, coperta dall’abito scuro. “Lo sforzo che facciamo tutti nella vita è quello di piacere agli altri. Siamo condizionati da ciò che vogliamo sembrare e ci perdiamo in qualche modo la vita. Le persone più fragili ed esposte ci danno una grande lezione di libertà. Ligabue era deriso da tutti, ma siamo qui a parlare di lui, non delle persone ricche e famose. L’umanità sta nei fragili. La ricchezza e la sete di competizione non sono umane”.

Il premio vinto dal classe 1980 per la sua prova d’attore va oltre il solo trucco prostetico. È infatti un’incredibile lavoro d’attore il valore aggiunto di Volevo nascondermi, in grado di rendere al meglio i vari momenti della sofferta vita del pittore attraverso un percorso basato sulla mimica, sulla postura e in grado di trasmettere l’incapacità di comunicare con il contesto in cui Ligabue si è ritrovato costretto a vivere.

Berlinale 2020 dall’Orso d’oro a tutti i premi in concorso

La prima Berlinale diretta da Carlo Chatrian ha eletto vincitore Mohammad Rasouluf. A lui l’Orso d’oro per il miglior film con Sheytan vojud nadarad There is no evil. Un’opera sulla responsabilità, sull’Iran, contro i regimi autoritari. Il premio è stato ritirato dalla figlia Baran e da tutto il cast, vista l’impossibilità del regista a lasciare il paese in quanto dissidente e prigioniero in patria. Raggiunto in videochiamata durante la conferenza stampa, Rasouluf ha dichiarato “il mio film è contro chi fugge ai compiti imposti dal regime e si assume la responsabilità delle proprie azioni”. Un’opera politica importante, ma ad alto tasso di umanità.

Gran premio della giuria e ovazione per Eliza Hittman e il suo dramma sull’aborto Never rarely sometimes always. Un “film profondamente femminista, fatto da una donna, in cui si racconta la storia di due giovani donne intenzionate a fare ciò che vogliono del proprio corpo” ha dichiarato la regista.

Dopo Parasite, Palma d’oro e premio Oscar come miglior film, un altro premio importante vinto da una pellicola sudcoreana. Il maestro Hong Sangsoo ha vinto infatti l’Orso d’argento per la regia di The woman who ran. Un film interamente femminile che offre uno spaccato sulla condizione della donna moderna in Corea.

Paula Beer si è aggiudicata l’Orso d’argento per la miglior interpretazione femminile in Undine. Il regista dell’opera, il tedesco Christian Petzold, è stato elogiato sul palco dall’attrice. “Petzold è un incredibile narratore di storie. Scoprire che voleva me per la sua sceneggiatura è stato un dono. I suoi script sono come romanzi. Undine oscilla tra realtà e fiaba, e questo è il motivo perché il personaggio è così speciale, potevo esplorare la sua natura che non è pienamente umana, immergendomi in uno spettro di sentimenti diversi”.

Jurgen Jurges, direttore della fotografia di DAU. Natasha, ha vinto l’Orso d’argento per il miglior contributo artistico. La pellicola, controversa e violenta, “è stata una sfida”. Il DOP ha infatti dichiarato “Non sapevo cosa mi aspettava. Non sono solo un direttore della fotografia, sono un essere umano con sentimenti ed emozioni. In questo film avevo dubbi e sentimenti controversi”. La protagonista vive infatti situazioni al limite ma, usando le parole di Jurges, “sul set in qualsiasi momento potevamo fermarci, era una situazione protetta per la protagonista”.

Berlinale 2020 i premiati della sezione Incontri

The works and days (of Tayoko Shiojiri in the Shiotani Basin) ha vinto il premio come miglior film. Opera seconda dei registi C.W. Winter e Anders Edstrom, frutto di ottantaquattro ore di girato in ventisette settimane, e della durata complessiva di otto ore, è una descrizione geografica del lavoro e del non lavoro di un agricoltore. Un ritratto di cinque stagioni di una famiglia, di un terreno, del suono del paesaggio che li circonda.

Credo che la memoria storica sia una questione soggettiva ed emotiva”. Queste le parole di Cristi Puiu, fresco vincitore del premio come miglior regista per Malmkrog, presentato in anteprima mondiale a questa Berlinale. Un film estremo, una cena nella dimora aristocratica di un uomo di mondo, i cui ospiti finiscono per accendere dibattiti che evidenziano le differenze culturali e dove ognuno alla fine rimarrà vittima del suo stesso discorso.

Premio speciale della giuria per The trouble with being born di Sandra Wollner, un film dove l’intellettualismo sorprendente e il formalismo ghiacciato si contrappongono ad una premessa visibilmente sconvolgente e volta ad una provocazione fantascientifica profondamente carica.

Il premio per il miglior documentario lo vince Rithy Panh con il drammatico Irradiated. “Un film difficile” ha dichiarato il regista dell’opera dedicata alla violenza nella storia del mondo. “Il lavoro ha richiesto tempo per trovare immagini di repertorio. Ho incontrato esperti per cercare di identificare questo male che infetta la società. Ad un certo punto il film ha cominciato a prendere forma, ma non ero sicuro di quale forma. Il mio non è un grido di disperazione, ma di allarme per ciò che è accaduto e potrebbe verificarsi di nuovo”.

Per concludere l’Orso d’oro al miglior cortometraggio per T di Keisha Rae Witherspoon, mentre l’Orso d’argento e il premio della giuria per il miglior cortometraggio sono stati assegnati a Filipinana di Rafael Manuel.

Conclusione

Una Berlinale che porta in patria due premi ma che consolida la produzione di molte opere di puro stampo politico. Forse troppo. Festeggiamo il capolavoro interpretativo di Elio Germano e non perdiamo il prosecuo del percorso artistico dei due gemelli D’Innocenzo. Prendendo spunto dalle loro parole, ricordiamo l’importanza dei rapporti umani, della dedizione e della passione in un campo impegnativo e poco supportato dal nostro Stato, come quello dei creativi.

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