La sottrazione della scultura

Tanti auguri a…Christo (Gabrovo, 13 giugno 1935 – New York, 31 maggio 2020)

I primi anni: in giro per l’Europa tra difficoltà e grandi incontri

Christo, 2016
Christo nel 2016

Christo Javachev nasce il 13 giugno 1935 a Gabrovo, in Bulgaria, figlio dell’imprenditore Vladimir e di Cveta Dimitrova, segretaria dell’Accademia di Belle Arti di Sofia. Proprio in questo istituto Christo riceve la sua prima formazione artistica, dal 1953 al 1956. Il ventunenne continua poi la sua formazione a Praga, dove studia scenografia; costretto alla fuga dal regime del blocco comunista, prosegue i suoi studi a Vienna e Ginevra.

La sua formazione continua anche nella capitale francese, dove Christo arriva nel 1958. Qui, considerato un apolide, è costretto a vivere ai margini della società, e racimola quel poco che gli basta per tirare avanti eseguendo ritratti, che firma “Javacheff”, il cognome della propria famiglia, come a sottolineare le sue radici in una terra che lo considera orfano.

A Parigi la vita è dura, ma ben presto Christo viene in contatto con il gruppo del Nouveau réalisme, il movimento artistico fondato nel 1960 dal critico Restany e da artisti che, attraverso materiali desunti dalla realtà più concreta e banale, vogliono creare una comunicazione sociologica immediata. Tra questi artisti, Christo si avvicina particolarmente a Arman e Yves Klein, entrando ben presto tra i membri più importanti del movimento, grazie alle sue pitture astratte e impacchettamenti di oggetti che firma con il proprio nome, quasi a rivendicare la sua libertà e a prendere le distanze dai ritratti commissionatigli.

A Parigi avviene un’altra svolta fondamentale per la vita di Christo: incontra Jeanne-Claude Denat de Guillebon, che diventerà sua compagna di vita e di arte. Galeotto è il ritratto della madre che Jeanne-Claude commissiona a Christo; quando i due, che da subito provano una forte attrazione, scoprono di essere nati nello stesso giorno, il 13 giugno del 1935, scatta l’amore. Dovranno attendere prima di veder coronato il loro sogno d’amore, a causa del matrimonio di lei, ma ben presto saranno uniti nel matrimonio e nella vita fino al 2009, quando Jeanne-Claude muore.

Christo, Rideau de Fer, 1962
Christo, Rideau de Fer, 1962

Nel 1961 inizia la collaborazione artistica tra Christo e Jeanne-Claude, a Colonia, dove si tiene anche la prima personale di Christo presso la Galleria Haro Lauhus. Nel 1962 i due realizzano Rideau de Fer a Parigi, un muro di barili d’olio che bloccano rue Visconti, in segno di protesta contro il muro di Berlino.

Nel 1964 la coppia si trasferisce a New York, dove continua a lavorare a progetti monumentali in giro per il mondo, tutti rigorosamente autofinanziati per mantenere la propria libertà e non assecondare committenti rinunciando alle proprie idee artistiche.

 

Il lavoro di coppia: dal Nouveau réalisme alla Land Art, passando per il dada

A New York la coppia di artisti si dedica a progetti di dimensioni più vaste, installazioni effimere su monumenti, edifici e spazi naturali.

Jeanne-Claude è un’esponente della Land Art, e avvicina Christo ai temi dell’ambiente e dell’impatto dell’arte sul mondo. Le idee dei due artisti si fondono fino a creare progetti di portate colossali. L’uso di materiali lontani dal mondo dell’arte proprio del Nouveau réalisme si unisce alle dimensioni colossali della Land Art, a cui si aggiunge lo spirito giocoso ma al contempo critico del Dadaismo.

Tra le opere più note di Christo ci sono gli impacchettamenti. Lo scultore bulgaro adotta la scultura “per via di levare”, come diceva Michelangelo, portandola alle estreme conseguenze. Prende grandi monumenti e spazi naturali sparsi per il mondo e li impacchetta. Un modo per scioccare la popolazione, per spingerla a capire quanto poco osserva il mondo che la circonda, perché nessuno ricorda esattamente ciò che c’è dentro il pacchetto, nessuno è in grado di descriverlo puntualmente. E al contempo un modo per donare questi luoghi e monumenti alla città, impacchettandoli come regali. Una strada per spingere a osservare con più attenzione e apprezzare le bellezze che vivono intorno a noi.

Il primo impacchettamento è quello della Wrapped Coast di Little Bay, Sidney (1969), ma l’opera più nota di questa serie è Pont Neuf Wrapped a Parigi (1975-85).

Dal 1972 al 1976 Christo realizza Running Fence, in California: una barriera che corre per 40 km lungo le coste californiane. Un gioco di contrapposizione tra naturale e artificiale, tra l’orizzontalità del terreno e la verticalità dell’installazione, tra i colori della natura e il bianco candido del nylon della copertura. Una fusione tra il creato della natura e il creato dell’uomo che cerca di ritrovare la sintonia tra due mondi che ormai sembrano troppo lontani, quasi contrastanti.

Nel 2014 l’artista bulgaro trova nel Lago d’Iseo lo scenario ideale per realizzare un progetto suo e di Jeanne-Claude, la cui memoria continua a guidare il lavoro dell’artista. Nasce così The Floating Piers, una passerella galleggiante di 4500 metri, di cui 3000 metri sull’acqua, che collega Sulzano alle isole di Montisola e San Paolo, al centro del Lago. Una passerella dorata, come nel Mago di Oz. L’opera di Christo permette all’uomo di camminare sull’acqua; uno dei pochi desideri umani ancora insoddisfatto. Un percorso che, in sole due settimane di vita dell’installazione, ha richiamato l’attenzione mondiale: sul lago, sull’artista, sulla bellezza della fusione tra l’opera umana e l’opera naturale.

 

Christo scompare il 31 maggio 2020 a New York, a 84 anni. Lascia tracce indelebili del suo passaggio, non per le installazioni che hanno modificato il mondo, sempre rimosse nel rispetto degli spazi urbani e naturali, ma nell’immagine di un uomo che ha ricostruito la divisione tra uomo e natura senza negarla, ma fondendo gli elementi di opposizione in un unico movimento. E a noi resta il conforto di sapere che si potrà di nuovo realizzare le sue opere, per creare, o sottrarre alla vista, sculture colossali.

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