Un premio Nobel poliedrico

Hermann Hesse: le prime opere

L’autore

Hermann Hesse nasce il 2 luglio del 1877 a Calw, una piccola cittadina del sud della Germania. I genitori, missionari in India, professavano una forma di cristianesimo di confessione protestante chiamata pietismo, per lui troppo rigida ed oppressiva. Spinto a studi teologici, viene ammesso al seminario evangelico di Maulbronn ma nel 1892 tenta il suicidio, ripudiando i valori pietisti con cui era stato cresciuto. Da questo momento il giovane Hermann vive un anno sballottato tra istituti e case di cura per disagiati mentali. Nel 1893 i genitori decidono di riportarlo a casa. Torna a Calw, dove aiuta suo padre in una delle case editrici pietiste più importanti d’Europa, la Calwer Verlagsverein. S’immerge nella lettura e s’innamora della scrittura. Compone alcuni poemi e racconti. Nel 1895 gli viene permesso di partire per Tubinga, città universitaria famosa per la sua tradizione culturale. Qui inizia un periodo di apprendistato come libraio.

Tra il 1903 e il 1932 Hesse vive gli anni più produttivi della sua creatività. Scrive infatti quasi cinquanta tra fiabe e leggende, oltre a poemi, poesie, liriche e ai romanzi, tra cui spiccano Gertrud nel 1910, Siddharta nel 1922, Il lupo nella steppa nel 1927. Nel vasto orizzonte tematico e geografico racchiuso nelle sue opere, non mancano i riferimenti alla vita moderna, trasposti in una sorta di parabola satirica. Ai temi tradizionali della favolistica, come vita e morte, amore e odio, si aggiungono quelli della tentazione, della povertà, del miracolo, sempre trattati con delicatezza.

I due fratelli

C’era una volta un padre che aveva due figli. Uno era bello e forte, l’altro piccolo e storpio, sicché il maggiore, che era il bello, disprezzava il minore.

Inizia così il primo racconto scritto da Hermann Hesse all’età di dieci anni, pubblicato solo nel 1951. Una novella all’apparenza semplice. Una volta presentati, il risentimento da parte del minore dei fratelli lo porta a fuggir di casa per andarsene per il mondo. Durante il suo cammino incontra un uomo al quale offre il suo aiuto. Il viaggio pare già concluso quando finalmente trova un posto dove viene accettato e benvoluto.

Torniamo ora per un momento all’altro fratello, quello rimasto a casa.

Hesse ci riporta al maggiore con un cambio netto. Il maggiore, abbandonato dal fratello e partito per la guerra, perde un braccio e ritorna a casa privo di quei valori di cui si vantava all’inizio. All’apparenza i ruoli sembrano invertiti. In realtà ora i fratelli sono sullo stesso identico piano.

Un giorno i due s’incontrano. Il minore, non riconosciuto dal maggiore che domanda l’elemosina, lo invita a seguirlo. Raggiunto il posto lo mette alla prova. Il fratello, rimasto storpio, con una sola mano non riesce nell’opera. Il minore lo invita allora a farsi aiutare da un fratello, se ne ha uno. Lo sconforto assale il maggiore che fa ammenda dei suoi errori. Il minore lo abbraccia, la prova è superata.

Sono io tuo fratello, non dovrai più vivere in miseria, puoi restare per sempre con me.

Il nano

Ogni uomo prova il bisogno di affezionarsi a qualche essere vivente e di dargli prova del proprio amore.

Con queste parole il nano Filippo parla del suo amato cagnolino nero Fino, preso prima che venisse abbattuto dopo un incidente che lo aveva reso storpio.

Il nano è la prima fiaba di Hesse, composta nel 1903 e pubblicata tra il 1903 e il 1904. Questa fiaba “parla di una bella dama, di un nano e di un filtro magico, di fedeltà e d’infedeltà, di amore e morte, come del resto in tutte le vecchie e nuove avventure e storie.

La maestria con cui l’autore trasporta il lettore alla scoperta dei suoi personaggi è spesso pittorico. Basta leggere il tratto poetico con cui dipinge donna Margherita.

Non spetta a me descriverla; io mi limito a dire che era bionda, alta e snella come un giovane cipresso, che i suoi capelli erano carezzati dall’aria e i suoi piedi dalla terra, e che il Tiziano, quando l’ha vista, ha espresso il desiderio di non dipingere, per un intero anno, nessun altri e nient’altro che costei.

Il testo, ambientato a Venezia, racconta nelle prime pagine il rapporto tra donna Margherita e il nano Filippo, “alto meno di tre spanne e con due gobbe, un ometto senza uguali.” I presupposti per una lettura leggera, dove una donna snobba i suoi corteggiatori e si lascia trasportare dai racconti del suo nano, pare raggiungere l’apice alla comparsa del giovane Baldassarre. “…il piccolo dio alato è un briccone e non si lascia sfuggire facilmente la preda, soprattutto quand’è così bella.

Tra cerimonie e lusinghe, Margherita, fin a quel momento altera e riluttante l’amore, finisce tra le braccia del giovane Baldassare. La fiaba sembra aver raggiunto il lieto fine, ma gli avvenimenti della vicenda cambiano registro. L’uomo si scopre diverso da come si era mostrato. Crudele quando torce il collo del pappagallo del nano. Peggio quando lascia annegare Fino dopo averlo spedito con un calcio nel canale. Filippo si sente sempre più solo. Ha perso i suoi amici. La vicenda inizia a virare verso il dramma ma tra il nano e donna Margherita si ristabilisce il rapporto iniziale. Lei torna ad esortarlo a declamargli le sue storie e lui lo fa, ma con quel pensiero che va oltre il mero racconto. La sua ultima storia infatti la trascina a credere in una possibilità, quella di un filtro d’amore che cambi il suo uomo. Qui la vendetta del nano a rendergli un filtro che in realtà è un veleno.

Era quella la vendetta di Filippo per la morte del suo cagnolino.

Conclusione

Hermann Hesse ha ricevuto il Nobel alla letteratura nel 1946. È lo scrittore di lingua tedesca più letto al mondo. Nelle sue opere si ritrova il suo interesse per l’esistenzialismo, lo spiritualismo e il misticismo. Di grande rilievo anche la filosofia orientale, in particolare induista e buddhista. Di quest’ultima tratta infatti Siddharta, celebre romanzo in cui l’autore inserisce lirica ed epica unite a narrazione e meditazione. Un artista poliedrico, poeta, scrittore, acquerellista, che colora le bianche pagine con parole ordinate, dotate di una musicalità tale da accendere la fantasia. In grado di prendere il lettore per mano e ad accompagnarlo attraverso intense riflessioni.

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