I musei al tempo del coronavirus

I musei e il coronavirus: chiusure forzate e visite limitate

Il Louvre vuoto per il coronavirus
L’ingresso del Louvre vuoto a causa del coronavirus

La pandemia che da mesi imperversa in tutto il mondo ha provocato danni irreversibili. Non solo in termini di vite umane, molte delle quali spezzate a prescindere dall’età e dalle condizioni di salute. Anche per chi resta la situazione è difficile.

Dal punto di vista economico, il periodo di clausura forzata è stato un duro colpo per tutte le attività, anche per quelle che sembravano più forti. E ovviamente l’arte, da decenni ormai scarsamente considerata dal lato economico, è uno dei settori che ha pagato il conto più alto.

I musei si sono visti costretti a chiudere. Le opere d’arte hanno visto sparire i loro visitatori e ammiratori. Le sale dei palazzi storici hanno sentito risuonare nei loro corridoi l’eco del silenzio assordante. Nessuna realtà museale è uscita indenne da questa tragedia.

Certo, i musei più grandi e forti, quelli che ogni anno contano milioni di visitatori, grazie ai loro budget di tutto rispetto si sono inventati delle forme di fruizione alternative. Tra tutti spicca il Louvre, che sui social ha iniziato una campagna di comunicazione continua, mostrando alcune opere, intervistando i responsabili dei diversi settori in chiacchierate che ogni volta raccontavano un piccolo pezzo di storia dell’immenso museo. Il Louvre che ha puntato sulla riscoperta di alcune sue opere tendenzialmente ignorate dal pubblico, e allo stesso tempo ha subito iniziato a studiare le iniziative da mettere in campo non appena fosse stata possibile la riapertura.

Dal punto di vista mediatico, al contrario, tutto il mondo si è interessato all’arte. Improvvisamente pareva che a tutti importasse. Come chi fino ad allora aveva sempre passato le giornate chiuso in casa davanti al computer e improvvisamente si lamentava di non poter andare a correre, anche coloro che non avevano mai messo piede in un museo se la prendevano con le norme restrittive per questa possibilità negata. Ai musei restava quindi la piccola speranza che, una volta riaperto, avrebbero visto aumentare il loro pubblico, e sarebbero riusciti a raggiungere anche chi fino ad allora li aveva ignorati. Speranza ovviamente vana.

La riapertura

Ora che le cinghie del controllo si stanno allentando, i musei lentamente riaprono. Ma le forme di fruizione sono molto cambiate. Non si possono più far entrare tutti i visitatori in coda. Prenotazione obbligatoria e numero massimo di fruitori per ora e per giorno. Un grande deterrente per tutti coloro che, passando davanti a un museo o una villa storica, vorrebbero solo buttare un occhio.

E così i musei, dopo mesi di chiusura, si trovano a fare i conti con una riapertura difficoltosa. Pochi gli accessi a fronte di una serie di spese molto pesanti. I biglietti staccati quotidianamente non coprono il personale comunque necessario. Infatti le guardie in ogni sala devono comunque essere presenti. Poche sono le soluzioni alternative.

Oltre a tutte le forme di fruizione a distanza già messe in campo, si può ipotizzare un sistema di visite guidate, in cui piccolissimi gruppi, sempre armati di mascherina e disinfettati all’ingresso, seguono la guida, in modo da evitare che ci sia personale a sorvegliare le tutte le opere. Ma le visite guidate, tra i tanti pro, nascondono un grave difetto, che in questa situazione verrebbe solo accentuato: il ritmo di visita è dettato dalla guida, e non dal singolo visitatore, che non ha modo di soffermarsi troppo su ciò che lo interessa di più. E quindi inevitabilmente l’esperienza è meno piacevole di quanto potrebbe essere.

Non ci sono, o almeno non sono ancora state trovate, altre soluzioni che consentano di riaprire tagliando i costi di gestione. Tutto quel lavoro, spesso invisibile, che si cela dietro all’apertura di un grande museo o di una villa storica, è indispensabile anche se si apre per una sola persona. Il comitato scientifico deve proseguire il suo lavoro di ricerca per studiare nuovi modi di interessare il pubblico. Gli spazi devono essere puliti. L’illuminazione e il condizionamento sono necessari. La vigilanza altrettanto, per la sicurezza sia delle opere sia dei visitatori.

E quindi questa riapertura sarà un bene o un male? Ce la faranno i nostri musei a riprendersi da questa grave tragedia? Ai posteri l’ardua sentenza. A noi resta solo il compito di ricordare che senza il nostro passato e la nostra cultura non possiamo costruire un futuro degno di essere vissuto.

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