Registi che hanno lasciato il segno

Joel Shumacher, un regista di ordinaria follia

Shumacher
J. Shumacher

Joel Shumacher nasce a New York il 29 agosto del 1939, per morire nella sua città natale il 22 giugno scorso. Prima costumista di due film di Woody Allen, diventa sceneggiatore e collaboratore di alcuni film di scarso successo prima di esordire dietro la telecamera. Il suo debutto avviene nel 1981 con The incredible Shrinking Woman, ma il vero successo arriva quando viene nominato per sostituire Tim Burton alla regia della saga dell’uomo pipistrello, Batman.

 

 

The Lost Boys

Shumacher, The Lost Boys, 1987
J. Shumacher, The Lost Boys, 1987

C’è una cosa in questa città che mi è sempre rimasta sullo stomaco… Tutti quei maledetti vampiri.”

Ragazzi perduti è un film horror del 1987, edito in Italia nel 1988. La sua venatura moderna, dove il vampiro passa da mero succhiasangue a immortale e fascinoso, ha influenzato la cinematografia odierna, da Buffy fino alla saga di Twilight. Nulla a che vedere con Nosferatu di Murnau del 1922.

In origine a dirigere il film doveva esserci Richard Donner. Ma quando la sceneggiatura di Arma letale si è presentata, Donner ha lasciato e Shumacher ha preso il suo posto. The lost boys doveva essere una semplice commedia per famiglie, un nuovo Goonies ma con i vampiri. Shumacher lo vede diversamente. Per lui il vampiro, sin dalle radici letterarie, rappresenta il desiderio sessuale. Assume Jeffrey Boam, sceneggiatore qualche anno dopo di Indiana Jones e l’ultima crociata, e trasforma The lost boys in un’opera per ragazzi più grandi, dove un giovane Keifer Sutherland rende magnetica l’immagine sensuale e onnipotente dei vampiri.

Sutherland in The Lost Boys
K. Sutherland in The Lost Boys

Sono molte le citazioni di grandi classici, dall’omaggio a Gioventù bruciata nel look e nelle uscite notturne in moto, fino alla cena come trappola per scoprire il vampiro, da La dolce vita…non piace ai mostri di Earl Bellamy.

Il film ottiene un gran successo di pubblico al botteghino e ottiene il Saturn Award come miglior film horror. Quentin Tarantino, fan di Shumacher, omaggia l’opera con un monologo nel suo capolavoro Le iene.

Vorrei stare a casa a vedere Ragazzi perduti.” – Mr Orange, da Le iene.

 

Un giorno di ordinaria follia

Ho superato il punto di non ritorno. Sai qual è? È il punto in cui, in un viaggio, è più conveniente proseguire che tornare indietro.”

Una pellicola che negli Stati Uniti rappresenta la rabbia dell’essere umano che si ribella contro le ingiustizie di tutti i giorni. In concorso al quarantaseiesimo festival di Cannes, il film ha ricevuto la nomination alla Palma d’oro a Joel Shumacher. Il regista dirige Michael Douglas e Robert Duvall in una sequenza di fatti che valicano la sottile linea che definisce il limite di sopportazione di un uomo. L’abbandono della moglie e l’ordinanza a non poter vedere la figlia sono la base da cui nasce l’incontrollabile follia del protagonista. Ma i fatti che si susseguono escono molto al di fuori dell’ordinario. L’omaggio a 8 e mezzo di Fellini nella scena iniziale, mentre in auto il protagonista è bloccato nel traffico in un sottopasso, mette in contrapposizione i protagonisti dei due film. L’arte e il mondo interiore per Fellini, la follia e la violenza per Joel Shumacher.
Shumacher porta Michael Douglas ad una delle sue migliori interpretazioni in un film che mostra il disagio dell’individuo nella società degli anni Novanta.

(Un bambino, vedendo Foster, il protagonista, con un lanciarazzi) “Questo film che state girando come si chiama?
Eh? Ah…Avviso di distruzione. Ti piace?

Batman forever

Indovina, indovinello. Chi ha paura del bel pipistrello?

Shumacher dirige il terzo capitolo della saga nel 1995 e il quarto, Batman & Robin, nel 1997. Il primo ottiene una buona risposta della critica, confermata dalle tre nomination agli Oscar. Il successivo invece viene ampiamente criticato, tanto da portare alla chiusura della serie, che riprenderà solo con Nolan e il suo cavaliere oscuro, Batman Begins del 2005.

Entrambi composti da un cast stellare, i Batman di Shumacher furono voluti dai produttori meno cupi rispetto a quelli diretti da Tim Burton. La svolta commerciale voluta dalla Warner Bros, così come l’azione e l’eccessivo uso di neon. Elliot Goldenthal non riesce a raggiungere i tasti toccati da Danny Elfman nel confezionamento della colonna sonora. Ma soprattutto c’è un Jim Carrey nel ruolo dell’enigmista. La sua interpretazione affossa quelle degli altri attori. La critica lo giudica come una combinazione tra Fred Astaire e Caligola. Forse per questo Shumacher lo scelse per Number 23 dodici anni dopo?
Tutto sommato la deragliata dell’espresso Batman dopo il quarto episodio non è dovuta tanto alla regia, quanto alle scelte sancite dalla produzione. La necessità di un Batman giocattolo per piccini comporta un appiattimento di un personaggio che Burton era stato bravo ad approfondire nei primi episodi. Quel passato che si è preferito non turbasse le menti dei piccoli. E forse per questo stesso motivo il Batman di Nolan è stato poi vietato ai minori di anni 14.

Noi otto andiamo sempre avanti ed indietro mai, per salvare i nostri regnanti da pericoli e guai…I pedoni degli scacchi.

Conclusione

Ogni regista è diverso. Porta la sua arte e la trasmette all’interno dei suoi film. Joel Shumacher a tratti è stato un direttore d’orchestra, indirizzato dalla produzione a far quello che va fatto. Ma come si è visto per alcune sue opere, è stato un magico trasformista in grado di tramutare commedie in film horror, esplorare il disagio dell’individuo, spaziando tra pellicole commerciali a thriller e film di denuncia sociale.

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