Tanti auguri a…Von Klenze!

Leo von Klenze (Bockenem presso Hildesheim, 29 febbraio 1784 – Monaco di Baviera, 27 gennaio 1864)

Architetto e pittore tedesco, Von Klenze è la testimonianza dell’innata contraddizione insita nell’uomo. Maestro indiscusso dell’architettura neoclassica, quando dipinge ritrova una maggior naturalezza in paesaggi dalla forte impronta romantica, come a lasciar andare quell’ordine e quella disciplina che sono invece necessarie per ideare edifici.

Neoclassicismo e romanticismo

Alla fine del ‘700 si diffuse una corrente, mutuata in gran parte da Winckelmann, di recupero e rivalutazione dell’arte greca classica, in cui la pulizia delle forme si legava a proporzioni abilmente calcolate. Benché il presupposto che portò Winckelmann all’elaborazione di questa teoria artistica fosse totalmente errato, basandosi su dati che solo nel corso del tempo si sono dimostrati non veritieri, quali la supremazia della scultura sulla pittura e l’assenza di colore nelle opere scultoree greche, le idee da lui messe in circolazione ebbero grande presa sui contemporanei e portarono alla realizzazione di nuovi maestosi edifici che ridisegnarono il volto di molte città europee.

Il romanticismo nacque negli stessi anni del neoclassicismo, con l’intento di rivendicare la libertà umana da tutte le regole dell’arte che Winckelmann aveva diffuso. L’emozione, l’ignoto, il senso di impotenza e insieme meraviglia di fronte alla grandiosità dei fenomeni naturali erano gli elementi su cui si fondava questa nuova arte, prettamente pittorica. Un punto di vista che tornava a focalizzarsi su quanto di irrazionale caratterizza l’uomo e che rivalutava l’ignoranza che non sempre significa disinteresse; uno sguardo quasi infantile di fronte a ciò che non si può controllare né comprendere appieno, con gli occhi di chi contempla estasiato e insieme terrorizzato, di chi vorrebbe scappare ma resta stregato dalla meraviglia di ciò che vede.

Due movimenti contrastanti e complementari, che negli stessi anni univano il lato razionale e il lato emotivo dell’uomo.

Leo von Klenze: Gli anni di formazione tra Germania e Francia

Il carattere particolare di questo grande artista si manifesta già dalla nascita. Leo, al secolo Franz Karl Leopold, von Klenze nasce infatti il 29 febbraio in una piccola città della Bassa Sassonia, in Germania. Della sua infanzia non si sa molto, fino a quando non lo ritroviamo, quasi ventenne, intorno al 1800, a Berlino, dove studia presso l’architetto Friedrich Gilly, professore di ottica e prospettiva che, dopo un esordio neogotico, aveva aderito alla corrente neoclassica.

Dopo il primo periodo di formazioneberlinese, Von Klenze si trasferisce a Monaco per poi spostarsi a Parigi, dove prosegue i suoi studi con Charles Percier e Pierre François Léonard Fontaine, i due architetti che portano lo stile neoclassico a sfociare nello stile impero. Sempre a Parigi, Leo è influenzato anche da Jean-Nicolas-Louis Durand, architetto e professore di architettura che pur aderendo allo stile neoclassico gli dona un’impronta pre-industrializzata attraverso l’adozione di elementi modulari, semplificati e ripetuti.

Il primo incarico ufficiale: Jérôme Bonaparte

Parigi fa la fortuna di Leo von Klenze. Infatti la capitale francese, allora dominata da Napoleone, nel 1807 riesce a strappare la Westfalia alla Prussia; questa regione, a tutti gli effetti annessa all’impero napoleonico, vede insediarsi sul suo trono Jérôme Bonaparte, fratello di Napoleone, che diventa re di Westfalia. Jérôme sceglie come architetto di corte proprio Von Klenze.

Per il Bonaparte, nel 1812 Leo realizza il Court Theatre di Wilhelmshöhe a Kassel, un maestoso edificio che aveva lo scopo di evidenziare la potenza e il fasto del francese nei territori appena connessi all’impero napoleonico.

L’incarico per il re di Westafalia è però una breve parentesi, che aprirà a Von Klenze le porte di ancor più illustri commissioni.

Luigi I di Monaco

Nel 1814 Leo è di nuovo a Parigi, e qui incontra Luigi I di Monaco, che nel 1816 diventerà principe ereditario di Baviera. Proprio nel ’16 Luigi richiama l’architetto a Monaco perché lavori al suo servizio. Inizia così la fase più fortunata e più nota della produzione di Von Klenze, il quale è chiamato a ridisegnare il volto dell’intera città bavarese, attraverso la realizzazione della Ionisplatz, la Piazza Reale, i cui lavori si protrarranno fino alla morte dell’architetto.

Il primo edificio che Leo realizza è la Gliptoteca (1816-1830), il primo museo statale di scultura al mondo, nato per ospitare la collezione di Luigi I. Il principe richiede numerosi progetti, conscio che il nuovo edificio sarebbe stato un manifesto della sua politica; la sua scelta ricade su un progetto che mescola stile greco e rinascimentale, con l’entrata principale a pronao che dà accesso a un edificio a pianta quadrata caratterizzato da diverse sale collegate tra loro e tutte affacciate su una corte interna. La decorazione interna, distrutta con la seconda guerra mondiale, riprendeva lo stile rinascimentale, con un richiamo specifico a Raffaello.

Dopo la Gliptoteca, nel 1826 Leo inizia i lavori dell’Alte Pinakothek, che dureranno un decennio. Questo nuovo edificio fa da parallelo pittorico a quanto già iniziato, essendo destinato a ospitare la collezione di pitture di Luigi I. Anche in questo caso l’ispirazione è italiana, con riferimento al cortile del Belvedere del Vaticano. La pianta è invece innovativa e studiata ad hoc per la finalità espositiva, essendo costituita da sette gallerie illuminate dall’alto, alle quali si affiancano salette più raccolte per quadri di minori dimensioni.

Questi edifici testimoniano la potenza del principe ereditario, che dal 1825 era diventato re, ma non costituiscono ancora un rinnovamento urbanistico totale. Per questo Luigi I commissiona a Von Klenze i Propilei (1846-63), il nuovo accesso alla Piazza Reale, che attraverso il loro richiamo all’Atene classica e alla loro imponenza sono chiamati a testimoniare la potenza bavarese. Già il nome evidenzia la fonte a cui Leo si rifà per questo edificio: si tratta proprio di un richiamo esplicito ai Propilei dell’Acropoli di Atene, da cui però riprendono solo il frontone centrale, mentre le torri laterali si rifanno a stilemi egizi. Una testimonianza di quanto Von Klenze, ormai uso all’arte del costruire, ami fondere gli stili del passato per trovare un linguaggio efficace.

Altro grande capolavoro tedesco di Von Klenze è il Walhalla (1830-42), vicino a Ratisbona. In questo edificio le due anime di Leo si mescolano: romantico e neoclassico, ripresa dell’ordine e degli stilemi dell’arte classica e rivendicazione della grandezza della nazione tedesca. Il Walhalla è infatti un tempio destinato alla celebrazione degli eroi della nazione; al suo interno ospita i busti di grandi personaggi tedeschi, per celebrare le origini e la forza della razza nel mito nazionalista che prende le mosse nei primi decenni del secolo.

Le commissioni fuori dalla Germania

Nel 1832 il secondo figlio di Luigi I, Otto di Baviera, diventa re di Grecia, e chiama lo stesso architetto della corte del padre affinché realizzi un ambizioso piano urbanistico per rinnovare il volto di Atene. Il progetto resta quasi completamente sulla carta, ad eccezione della Cattedrale di San Dionigi (1844-53), una basilica ispirata allo stile rinascimentale italiano.

Più grande è la commissione che Leo riceve nel 1838 dallo zar di Russia Nicola I, per la realizzazione del Nuovo Museo dell’Ermitage. Questo incarico porta l’architetto a confrontarsi con un agglomerato di edifici preesistenti, realizzati a partire dal 1753 da diversi architetti. Leo è chiamato a realizzare un ingresso maestoso dalla piazza del Palazzo d’Inverno, poiché lo zar vuole aprire le proprie collezioni al pubblico. I lavori si concludono nel 1852, con l’apertura del Nuovo Ermitage, che oggi ospita anche molte opere pittoriche di Von Klenze stesso.

Von Klenze pittore

Negli anni ’30 Leo si avvicina anche alla pittura, in cui si esprime più liberamente. Un viaggio in Italia gli offre diversi spunti per vedute paesaggistiche dai toni malinconici e sublimi, in accordo con le idee romantiche che si erano diffuse già da alcuni anni in Europa. Anche Leo si lascia prendere dall’emozione, e così nascono paesaggi come Sulla costiera amalfitana (1830 circa) o Tempio Concordia (1857); opere in cui lo sguardo puntuale registra, ma il sentimento e la conoscenza arricchiscono la visione con l’aggiunta di elementi e la resa atmosferica calda e sfuocata.

Gli ultimi anni

La fortuna di Leo non accenna a diminuire e l’architetto è chiamato a ridisegnare il volto delle città, soprattutto tedesche, con la libertà che si concede solo al genio. Spaziando dal neoclassicismo al romanticismo, passando in volata per il neogotico e accensioni egizie, nel 1853 Leo riceve la Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti, a conferma della sua indiscussa fama.

Teorico e sperimentatore, il Von Klenze artista è così rinomato da gettare ombra sulla sua vita privata. Nulla sappiamo di lui, né della sua infanzia né della sua vita adulta. Sappiamo solo che si spense il 27 gennaio 1864 a Monaco di Baviera, lasciando alla città, e non solo, l’impronta del suo passaggio, contradditorio e totale, perentorio ed emotivo.

 

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