Tanti auguri a…Malevič!

Kazimir Severinovič Malevič (23 o 26 febbraio 1878 – 15 maggio 1935)

Uno degli artisti più importanti del secolo scorso. Un innovatore che ha percorso una strada autonoma dell’arte. Eppure uno degli artisti più contestati e meno capiti: Kazimir Malevič.

I primi anni: tra tradizione e sperimentazione

Malevič, Autoritratto in due dimensioni, 1915
K. Malevič, Autoritratto in due dimensioni, 1915

Kazimir Severinovič Malevič nasce il 23 o 26 febbraio 1878 a Kiev, in Ucraina, da genitori di origine polacca. Non abbiamo notizie sulla sua infanzia. Lo ritroviamo nel 1903 a Mosca, dove studia all’Istituto di Pittura, Scultura e Architettura.

Grazie al grande collezionismo russo del primo Novecento, Malevič ha modo di studiare le avanguardie europee che proprio in questi anni stanno dominando la scena artistica. La sua attenzione si concentra, ovviamente, sul panorama francese, in quel momento in fermento con artisti del calibro di Cézanne, Matisse, Picasso, e movimenti come i Fauves e il Cubismo.

Le prime opere di Malevič mostrano un primo orientamento verso il naturalismo che presto si traduce in una sperimentazione di vari stili in seguito alle diverse influenze: le suggestioni europee, come il Cubismo e il Futurismo, e le tradizioni figurative russe, a partire dalle icone, come vediamo in Relax. Alta società con cappelli a cilindro (1908). Dal 1910 Malevič è al centro del fermento figurativo russo, partecipando a numerose esposizioni: nel 1910 stesso partecipa alla mostra del gruppo Fante di Quadri, mentre nel 1912 espone all’Associazione degli Artisti di Mosca insieme a Vasilij Kandinskij, Michail Larionov e Natal’ja Goncharova. Nel 1911 vive una fase cubo-futurista, dimostrandosi attento alle novità che si fanno largo nel resto d’Europa: in questo periodo i suoi quadri nascono dalla combinazione di moduli formali geometrici. Nel 1912 i suoi dipinti di soggetto contadino, come Contadina con secchi e bambino (1912) e Il taglialegna (1912), che mostrano invece un carattere neoprimitivista, sono esposti alla mostra Coda d’Asino; dopo questa rassegna Malevič si allontana da Larionov e cerca una propria strada.

Nel 1913 Malevič si conferma un intellettuale di riferimento: con il compositore Mikhail Matiushjn e con lo scrittore Alexei Kruchenykh redige il manifesto del Primo congresso futurista. Nello stesso anno disegna le scene e i costumi per l’opera cubo-futurista di Matiushjn e Kruchenykh, La vittoria sul sole. Nel 1914 invece partecipa al Salon des Indépendants, per anni tappa di numerosi innovatori dell’arte.

Sono anni di grande fermento per l’artista, che dal 1913 approfondisce il suo interesse per il Cubismo analitico e per le sue forme pure e geometriche. Partendo da tutti questi stimoli e rielaborandoli Malevič arriva alla formulazione di un movimento nuovo: il Suprematismo.

Il Suprematismo: ovvero l’allontanamento dell’arte dall’imitazione della natura

Malevič, Mostra 0.10, 1915
K. Malevič, Foto dell’Ultima Mostra Futurista 0.10, 1915

È il 1915 quando il trentasettenne Malevič pubblica l’opuscolo Dal Cubismo e dal Futurismo al Suprematismo, seguito poco dopo dal Manifesto del Suprematismo. Il 1915 è anche l’anno in cui si tiene a Pietrogrado l’Ultima Mostra Futurista 0.10, a cui Malevič partecipa esponendo ben 39 opere suprematiste. Questo nuovo movimento da lui teorizzato prevede che l’arte abbandoni la figuratività e l’imitazione della natura concentrandosi sulle pure forme geometriche: l’arte deve liberarsi da finalità pratiche e narrative e diventare autoreferenziale per permetterci di basare il nostro giudizio estetico sulla pura sensibilità plastica. Il termine Suprematismo indica infatti “la supremazia della pura sensibilità dell’arte”, a prescindere dal contenuto figurativo. Un tipo di arte nuova, libera dal contenuto e basata solo sull’estetica delle forme pure, geometriche, dai colori netti e spesso monocromi; un decisivo passo avanti rispetto alla figuratività tradizionale, da cui Malevič era partito poco più di un decennio prima.

Malevič divide il Suprematismo in tre fasi: il periodo nero, esemplificato da Quadrato nero su fondo bianco (1915) e da Cerchio nero (1915); il periodo colorato, con l’opera Suprematismo (1915); e infine il periodo bianco, che culmina con l’opera apice del movimento, Quadrato bianco su fondo bianco (1919).

Dal 1919 l’artista trasla questa tendenza pittorica in realizzazioni tridimensionali, iniziando a studiare la sua possibile applicazione alle architetture. Si tratta di una nuova idea di arte che elimina la tradizionale distinzione tra arti maggiori e minori per diventare un vero e proprio “sentire”, una nuova sensibilità; Malevič infatti è interessato anche alle arti applicate.

La cultura figurativa e l’avanguardia artistica in Russia

Grazie a importanti collezionisti, la Russia è una nazione molto aggiornata sulle avanguardie europee, in special modo su quelle francesi. In Russia gli intellettuali si fanno portavoce del cambiamento sentito necessario all’inizio del Novecento: da una parte si avvicinano al popolo per coinvolgerlo nel cambiamento sociale necessario allo sviluppo; dall’altro si allontanano dal loro stesso territorio, e guardano all’Occidente, all’Europa centrale, Francia in primis, per avere stimoli e punti di partenza per una rivoluzione culturale.

In Russia la cultura è del popolo e per il popolo: gli artisti vogliono allontanare l’arte da una necessità rappresentativa ormai morta e portarla verso la necessità comunicativa moderna, vogliono rendere l’arte mezzo di informazione per il popolo. E così tutti i movimenti avanguardistici nascono e si sviluppano con una prevalente vena populista: l’intellettuale non semplifica il suo discorso per renderlo comprensibile, ma attraverso la scelta di forme astratte e geometriche punta a educare il popolo e a condurlo verso e oltre la rivoluzione. Malevič è tra i promotori di questo movimento: afferma che l’arte non debba essere propaganda ma mezzo di formazione culturale delle nuove generazioni. Sviluppa così un programma didattico che non avrà seguito in Russia ma in Germania, nel famoso Bauhaus che ha formato generazioni di artisti avanguardisti e innovativi.

Malevič e l’insegnamento

Dopo la rivoluzione del 1917 il governo russo è molto aperto alle innovazioni culturali portate in quegli anni dai suoi artisti, e conferisce loro importanti incarichi. Dal 1919 Malevič inizia la sua attività di docente presso l’Istituto d’Arte di Vitebsk, di cui ben presto diventa direttore.

In seguito alla mostra Creazione non-oggettiva e Suprematismo, iniziano alcuni contrasti con altri esponenti dell’avanguardia e con i costruttivisti; da questo momento Malevič si allontana dalle altre avanguardie proseguendo sulla sua strada, e con i suoi allievi di Vitebsk dà vita al gruppo suprematista Unovis.

Dal 1922 al 1927 insegna invece all’Istituto di Cultura Artistica di Pietrogrado, sviluppando con i suoi studenti modellini architettonici suprematisti. L’insegnamento è quindi per Malevič da un lato una via di comunicazione e di formazione delle nuove generazioni e dall’altro uno stimolo a sviluppare il suo nuovo concetto d’arte con la collaborazione e l’influenza dei suoi giovani studenti.

La nuova svolta artistica: gli ultimi anni e il ritorno alla figurazione

Malevič, Uomo che corre, 1932-34
K. Malevič, Uomo che corre, 1932-34

Nel 1927, con la morte di Lenin, la situazione russa subisce una svolta, e gli artisti d’avanguardia perdono il loro ruolo di promotori di cultura per diventare mezzi di propaganda politica. Forse anche per questa nuova situazione politica, l’arte di Malevič subisce una svolta inaspettata: l’artista torna infatti alla figura, abbandonata con decisione quasi quindici anni prima; un esempio di questo periodo è Uomo che corre (1932-34).

È a causa di una patria che non gli sta più dando gli stimoli giusti che Malevič inizia una serie di esposizioni all’estero, che lo portano dapprima a Varsavia nel 1927, poi a Berlino, dove le sue opere vengono esposte presso la Grosse Berliner Kunstausstellung. Nella città tedesca conosce alcuni importanti esponenti dell’arte del ‘900, tra cui Jean Arp, Kurt Schwitters, Naum Gabo e Le Corbusier; conosce Walter Gropius che lo porta in visita al Bauhaus, scuola che accoglierà le sue teorie sull’insegnamento. Questa vicinanza agli artisti tedeschi diventa un problema all’inizio del nuovo decennio: è il 1930 infatti quando Malevič viene arrestato in seguito ai suoi rapporti con i colleghi teutonici.

Malevič, Autoritratto, 1933
K. Malevič, Autoritratto, 1933

Dal 1933 Malevič affronta il tema del ritratto, e proprio in quest’anno realizza un Autoritratto che ricorda le pitture rinascimentali. Sono però gli ultimi momenti del grande artista, che nello stesso 1933 si ammala di cancro, malattia che lo porterà alla morte il 15 maggio del 1935.

Le sue opere, esposte per l’ultima volta in Russia nel 1935, vengono chiuse nei depositi dei musei e dimenticate, come i suoi scritti teorici e il suo nome, per molti anni. Uno dei tanti artisti innovativi e antifigurativi, ma con teorie artistiche assolutamente inedite; il mondo ebbe bisogno di quasi cinquant’anni per riconoscere il ruolo imprescindibile avuto rivestito da Malevič nel panorama artistico mondiale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.