Adam Mckay ritorna alla Berlinale

The big short – La grande scommessa

Candidato a cinque premi Oscar e a quattro Golden Globe, The big short ripercorre la crisi finanziaria del 2007-2008 e racconta la storia di alcuni investitori americani che furono tanto accorti da prevedere lo scoppio della bolla immobiliare statunitense, ponendosi in posizione di disaccordo nei confronti delle grandi banche e ricavandone un’enorme fortuna.

Adam McKay

Il regista, prima di approdare a La grande scommessa che gli è valsa l’Oscar e il premio BAFTA per la miglior sceneggiatura non originale, vanta la regia del Saturday Night Live dal 1995 al 2001. Da qui l’amicizia con il comico Will Ferrell con cui ha realizzato, spesso in veste di co-sceneggiatore e regista, i due capitoli di Anchorman, Fratellastri a 40 anni, Talladega Nights (Ricky Bobby), I poliziotti di riserva, fino ad arrivare a una nuova era iniziata nel 2015 con The Big Short – La grande scommessa e ora con Vice – L’uomo nell’ombra, in corsa per l’Orso d’oro alla 69° Berlinale.

Da The big Short a Vice

Il cast stellare de La grande scommessa – Christian Bale, Ryan Gosling, Brad Pitt, Steve Carrell, a cui si aggiungono i cammeo di Selena Gomez, Margot Robbie e dello chef Anthony Bourdain che interpretano loro stessi – ritorna in parte. In Vice McKay dirige nuovamente Bale e Carrell, il primo nei panni di Dick Cheney, il secondo di Donald Rumsfeld.

Locandina di Vice
Locandina di Vice – L’uomo nell’ombra

Con Amy Adams nel ruolo della moglie di Cheney e Sam Rockwell nella veste del presidente G.W. Bush, Bale, Golden Globe 2019 per la sua performance, si trasforma dall’economista di The big short in un esperto politico al servizio delle amministrazioni susseguitesi alla Casa Bianca dal 1969 all’era Bush. Sempre al fianco di Carrell/Rumsfeld, Segretario alla difesa durante la presidenza Bush del 2000, Cheney pianificherà le invasioni statunitensi in Iraq e Afghanistan in seguito agli attacchi dell’11 settembre.

In Vice non c’è solo la politica ma ci sono anche i rapporti familiari. La figura della moglie che lo salva dall’alcolismo, i problemi delle figlie, cinquant’anni di vita di Dick Cheney con un narratore di cui capiremo l’importanza solo sul finire. L’abbattimento della quarta parete coincide con il monologo collerico con cui Bale/Cheney esprime l’assenza di rimpianti nella sua vita.

Mentre aspettiamo di sapere come andrà questa 69° edizione della Berlinale, vediamo come mai il suo precedente lavoro, The Big Short – La grande scommessa, non è passato inosservato agli occhi dei critici e del grande pubblico.

The Big Short

The Big Short, Margot Robbie
The Big Short, Margot Robbie

La tematica trattata da The Big Short non è delle più accessibili. Infatti pur cercando di rendere il più semplice possibile alcuni passaggi, il film corre su quella che ci siamo resi conto essere l’imprevedibile linea dell’economia con le sue mille sfaccettature tecniche. Ci si focalizza in particolar modo sui mutui subprime – mutui rischiosi in quanto il debitore in questione ha una cattiva storia creditizia. In maniera più comprensibile possiamo definire questi mutui dei prestiti di denaro costoso a persone che faranno fatica a ripagare – e per questo ringraziamo Margot Robbie che ce li spiega come un’assistente vocale, abbattendo la quarta parete.

 

Trama

Nel 2005 un manager eccentrico, Michael Burry – Bale – scopre che il mercato immobiliare statunitense è estremamente instabile e identifica l’inizio di una possibile crisi nel secondo trimestre del 2007. Prevedendo gli effetti, Burry inizia a scommettere contro il mercato immobiliare, traendo profitti dalle banche che credono questo settore inaffondabile e attirando su di sé le ire dei suoi investitori che credono stia buttando via il loro denaro. Più si avvicina lo scoppio della bolla più i suoi investitori perdono fiducia e cercano di recuperare i soldi investiti. Burry riuscirà a trattenerli grazie ad una moratoria imposta per i ritiri e la gran rabbia degli investitori verrà ripagata dallo scoppio della bolla che varrà un profitto del 489%.

Tornando nel 2005 l’investitore Jared Vennett – Gosling – si accorge che le previsioni di Burry sono vere. Contattato per sbaglio il trader Mark Baum – Carrell – i due metteranno la loro quota nel mercato dei credit default swap. Quello che poco dopo scopriranno è che il crollo sarà amplificato dalla vendita di pacchetti di prestiti rischiosi, i CDO, e che ancor peggio, alcuni di questi prestiti sono addirittura difettosi, ossia creati apposta per frodare e che rischiano davvero di provocare un crollo totale dell’economia.

Le storie che seguiamo, la vita dei personaggi, dai trader agli investitori, seppur romanzate sotto alcuni aspetti, sono vere. McKay è stato molto bravo a passare dalla comicità dissacrante di quasi tutti i suoi lavori precedenti ad una feroce ironia, già presente nel libro di Michael Lewis da cui è tratto il film.

McKay, dopo aver letto il libro, ha deciso di raccontare il crollo del mercato dai diversi punti di vista. Il taglio infatti ci permette di apprezzare i cambi di registro da drammatici a ironici, da taglienti a comici, rompendo la quarta parete e rendendo semplice un discorso, quello finanziario, che ai più pare complicato.

Come illustrare a degli investitori perché scommettere sul crollo dei mutui subprime se non usando il Jenga?

The Big Short, Jenga
The Big Short, Gosling e il Jenga

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