Prima nazionale: La compagnia Polveri di Scena e Shakespeare

Be it moon, or sun, or what you please – Nino Faranna e Karin Rossi

3 dicembre 2018 – Teatro CampoTeatrale, Milano

Tratto dall’opera di Shakespeare La bisbetica domata, la compagnia Polveri di scena ha esordito con un tutto esaurito alla prima nazionale presso il teatro di CampoTeatrale.
Il testo, rivisitato e messo in scena da due attori under 30, Nino Faranna e Karin Rossi, con l’assistenza alla regia del fondatore della compagnia, Lorenzo Capineri, tratta la violenza sulle donne sia nella sua forma fisica e materiale, sia in quella mentale e psicologica.

 

La bisbetica domata viene composta tra il 1590 e il 1591 e si ricorda in particolar modo per la sua introduzione: due personaggi, un ubriacone convinto di essere un lord e il suo paggio, si siedono come pubblico alla rappresentazione de La bisbetica domata. Un chiaro esempio di metateatro shakesperiano.
La trama narra la storia delle due figlie di un gentiluomo di Padova: Caterina, la più grande e scontrosa, e Bianca, la più giovane e obbediente. Intorno a Bianca ci sono due pretendenti, mentre intorno a Caterina, a causa del suo carattere, non c’è nessuno. Il padre decide quindi di allontanare Bianca finché Caterina non avrà trovato marito. I corteggiatori di Bianca scelgono di trovare al più presto un marito a Caterina ma nel frattempo un nuovo corteggiatore, Lucenzio, inizia a girare intorno a Bianca. L’arrivo di Petruccio, amico di uno dei contendenti di Bianca, più interessato al denaro che al carattere di Caterina, lo porta a chiederla in sposa per poi costringerla a una vita di umiliazioni e privazioni che ne piegano il carattere, rendendola sempre più accondiscendente, fino a a farle professare obbedienza leggendo l’elenco dei doveri nei confronti del marito.

In Be it moon, or sun, or what you please, l’introduzione avviene con le luci in sala accese e i due attori in scena che rompono la quarta parete mentre il pubblico si sta ancora accomodando in platea.
Gli intrecci e gli scambi tra i personaggi della pièce vengono realizzati mediante un cambio d’abito a vista da parte dei due attori. Lo spazio viene agito in tutta la sua interezza con contaminazioni di teatro danza, giochi di luce, dialoghi tra il pubblico e tecniche di voice over per sottolineare il punto su cui si basa lo spettacolo: la violenza contro le donne.

Non volendo svelare di più, abbiamo deciso di incontrare al termine dello spettacolo i due attori in scena, Nino Faranna e Karin Rossi, per capire i motivi che li hanno spinti ad affrontare La bisbetica domata in una chiave cruda e molto sentita in questo particolare momento.

D: Nino e Karin: da dove è venuta l’idea di fare questo spettacolo?

Abbiamo iniziato a pensare a questo spettacolo più di un anno fa. L’idea è nata da un incontro di volontà: entrambi avevamo la necessità di portare sulla scena un’analisi di un rapporto di coppia e, in più, sentivamo che era giunto il momento per noi di mettere mano a Shakespeare, una delle maggiori sfide teatrali che un attore può affrontare. Perciò abbiamo iniziato a ragionare sulle relazioni a due presenti nelle opere di Shakespeare e ovviamente il risultato finale comprendeva almeno una decina di testi da cui partire. Tra tutti, abbiamo scelto La bisbetica domata.

D: Shakespeare between tradition and contemporaneity: Perché scegliere di partire da Shakespeare per affrontare una tematica così attuale come la violenza contro le donne?

Riflettere sui rapporti di coppia ci porta necessariamente a riflettere sull’amore, e uno degli autori che più ha sviscerato questo tema universale è proprio Shakespeare. La sfida era prendere un testo come La bisbetica domata e capire che cosa potessero dire quelle parole a noi, oggi. E oggi una commedia che ha come personaggi principali una donna scontrosa e intrattabile e un uomo che usa della violenza fisica ma soprattutto psicologica per ammansirla, non può non diventare cupa e problematica. Il fatto interessante è che non ci eravamo prefissati di trattare questo tema, ma durante il processo creativo si è presentato davanti ai nostri occhi come tematica preponderante, impossibile da ignorare.

D: Quanto impegno e come vi siete mossi per realizzare la messinscena dell’opera?

È stato quel che si dice un lavoro lungo e intenso. Siamo partiti dalla riduzione del testo originale per poi aggiungere delle parti di drammaturgia nostra e, pezzo dopo pezzo, abbiamo iniziato a costruire lo spettacolo. Abbiamo cercato di portare avanti testo e messinscena in parallelo, adattando l’uno all’altro e viceversa, per creare un prodotto che fosse il più organico possibile.
Fondamentali sono stati i momenti di confronto con il direttore artistico di CampoTeatrale, che ci ha accompagnato passo per passo nella realizzazione completa dello spettacolo.

D: Come avete scelto di affrontare lo spettacolo?

In questo spettacolo abbiamo deciso di essere autori, attori e registi di noi stessi. Può sembrare ambizioso, ma lo scopo era quello di portare a termine un lavoro che fosse al 100% nostro, su tutti i fronti e sotto ogni aspetto. In una situazione del genere, avere un occhio esterno è stato fondamentale per verificare le nostre idee e capire se le nostre intuizioni funzionassero solo nella nostra testa.

 

D: Quale apporto vi ha dato Lorenzo come assistente alla regia?

La presenza di Lorenzo è stata importante per l’aspetto musicale: abbiamo costruito uno spettacolo in cui la musica non è solo sottofondo o accompagnamento, ma fa totalmente parte dell’azione scenica; avere qualcuno che se ne prendesse cura è stato necessario per permettere a noi stessi di calarci completamente nel lavoro e seguire le suggestioni controllate dall’esterno.

D: Quali aspettative avete nei confronti di questo spettacolo?

Con questo spettacolo abbiamo ovviamente cercato di portare una nostra riflessione legata alla violenza domestica, sensibilizzare il pubblico nei confronti della violenza contro le donne, tra le tante che navigano nel mare di questa tematica. Ma non solo. Ci preme molto portare avanti l’idea di un teatro universale che, grazie ad autori immortali come Shakespeare, possa vivere nel tempo e nello spazio.
Siamo convinti che un testo scritto secoli fa possa ancora parlare alla nostra contemporaneità. Per questo crediamo fermamente nell’adattamento dei testi “classici”: vogliamo cercare, con il nostro lavoro, di farci veicolo di tali messaggi.

ArtPassion ringrazia Nino Faranna, Karin Rossi, la compagnia Polveri di scena e vi invita a seguirci per restare aggiornati sui nostri prossimi viaggi nell’arte in ogni sua forma.

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