Corsi e ricorsi storici

Le espressioni artistiche tra realismo e fantasia

La storia dell’uomo è fatta di momenti che si ripetono. Molti ritengono che nulla di nuovo possa accadere, nulla che non sia già accaduto prima, in qualche epoca lontana e a uomini vissuti molto prima di noi. Se questo è vero per la storia dell’umanità, è vero anche nelle arti espressive. Guardando indietro infatti vediamo che le “rivoluzioni” sono solo il ritorno di poetiche già affrontate; magari molto tempo prima e magari i “rivoluzionari” non ne hanno neanche coscienza, ma andando a curiosare nei meandri delle arti, qualcosa di simile si può ritrovare. Sempre.

Alcuni ritengono che questo flusso continuo della storia sia fatto da momenti alti e momenti bassi, momenti di evoluzione e momenti di decadenza. Si pensi ad esempio alla differente concezione tra l’arte classica e l’arte tardoantica, o all’apparente distanza tra il buio Medioevo e l’illuminato Rinascimento. A ben guardare però questa classificazione basata sull’attribuzione di una qualità maggiore o minore è sbagliata. L’arte, in tutte le sue forme, risponde sempre alle esigenze dell’uomo, esigenze dettate dallo specifico momento storico che si sta vivendo.

Proprio sulla storia fonda le radici l’arte. I momenti, tendenzialmente ritenuti alti, in cui prevale il Realismo sono quelli più floridi, in cui la vita trascorre felice, l’economia è fiorente e l’uomo basta a se stesso, fiducioso delle sue capacità e della possibilità di superare ogni limite. I momenti di crisi invece vedono prevalere misticismo e fantasia, che consentono all’uomo di fuggire dalle difficoltà rifugiandosi in qualcosa di immaginario, lontano e potenzialmente migliore.

Doctor Who
Doctor Who

Oggi la nostra situazione appare molto particolare. Sono ormai molti anni che “c’è crisi”, come sentiamo ripetere ovunque; e questa crisi si riflette nel cinema, dove domina un genere fantastico/fantascientifico che, se da un lato punta sulle capacità della scienza di superare ogni limite, dall’altro ci permette un’evasione, superando i confini spazio-temporali che ci vincolano a un mondo finito e tutt’altro che idilliaco. Il realismo cinematografico oggi è costituito quasi esclusivamente da film polizieschi o romantici che raccontano sempre la stessa storia. La fantascienza invece spazia da storie d’amore impossibili a guerre intergalattiche, dalla scoperta di nuovi mondi futuri al ritorno nel passato.

Dicevo che la situazione dei nostri giorni è paradossale perché questa tendenza cinematografica non si rispecchia nell’arte letteraria. A causa, o grazie, ai social, assistiamo a una rivalutazione di ogni momento quotidiano, con un interesse crescente verso il banale e una necessità sempre maggiore di condivisione di momenti ordinari della vita umana. Una sorta di rivalutazione dell’usuale, che a volte sfocia nell’esaltazione del nulla. E la letteratura, che nonostante la crisi dell’editoria è fiorente grazie agli e-book e all’autopubblicazione, assorbe questa tendenza: molti scrittori, non sempre di grande valore, che raccontano storie della vita di ogni uomo, romanzate per dare giusto quel pizzico di colore in più rispetto alla vita dei “non-scrittori”.

Condo, Double Elvis, 2019
G. Condo, Double Elvis, 2019

E la pittura come si colloca? La pittura è ancor più particolare di cinema e letteratura, perché non ha scelto una strada. Da una parte i pittori realisti, su cui i più critici affermano che non si allontanano dalla realtà perché non ne sono in grado; dall’altra i pittori fantastici, che mescolano elementi immaginari con uno sguardo quasi sempre orientato verso un linguaggio metafisico, che crea un’atmosfera rarefatta capace di evocare un mondo “altro”. E accanto a queste due tendenze i rivoluzionari, che usano materiali e linguaggi esterni al mondo della pittura per provocare e mettere in discussione la realtà contemporanea. Fatto sta che tutti questi artisti, a qualunque filosofia aderiscano, vengono fortemente criticati perché spesso ritenuti vuoti, privi di un messaggio da comunicare.

Tendenze discrepanti all’interno delle stesse arti, che non ci aiutano a capire che momento stiamo vivendo. Forse perché non c’è ancora la giusta distanza temporale per leggere in prospettiva i nostri anni. Forse perché le arti rispecchiano lo smarrimento dell’uomo contemporaneo, che sta abbastanza bene da non rifiutare il mondo e la società ma abbastanza male da aver bisogno di immaginare qualcosa di migliore. L’arte affronta tutte le possibilità, sonda tutte le strade possibili, nella speranza di trovare quella giusta per riportare l’uomo al centro dell’universo.

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