Il valore economico delle opere d’arte

Quando la cultura si mescola con i soldi

Leonardo, Salvator Mundi, venduto per 450 milioni
Leonardo, Salvator Mundi, venduto per 450 milioni di dollari

Negli ultimi decenni, al termine “cultura” si è associata sempre più l’idea di qualcosa di vecchio, stantio, inutile e soprattutto noioso. Per questo stupisce pensare che proprio intorno a queste cose vecchie che interessano a pochi graviti uno dei mercati economici più ricchi del mondo. Il mercato delle opere d’arte infatti è superato soltanto da quello dei diamanti e delle armi, registrando introiti da capogiro che fanno impallidire tutti coloro che pensano che la cultura non paghi.

Negli ultimi anni abbiamo sentito spesso di aste che hanno registrato top lot sempre più alti. Nel 2015 Donne di Algeri di Picasso, venduto per 179,4 milioni di dollari; alla fine dello stesso anno Nudo rosso di Modigliani ha raggiunto i 170 milioni di dollari. Nel 2017 il Salvator Mundi attribuito a Leonardo (ma sulla paternità dell’opera ci sono ancora dubbi) è stato venduto per 450 milioni di dollari. Cifre altissime offerte dagli uomini più ricchi e influenti del mondo che non comprano queste opere per godersele, ma per nasconderle in bunker dotati dei migliori sistemi di sicurezza.

Modigliani, Nudo rosso, venduto per 170 milioni
A. Modigliani, Nudo rosso, venduto per 170 milioni di dollari

Che l’arte si sia sempre associata al denaro non è una novità. O almeno una parte dell’arte. Infatti è sempre esistita un’arte dei vincitori e un’arte dei vinti. I primi erano gli artisti che riuscivano a entrare nelle grazie dei grandi committenti, talvolta cedendo qualcosa al volere di chi li pagava, ma spesso riuscendo a esprimere loro stessi e contemporaneamente accontentare le richieste dei loro mecenati. Accanto a questi artisti, tutti gli “indipendenti”, quelli che sentivano la vocazione dell’arte e che non si piegavano alle commissioni, non cedevano di un passo sulle proprie idee e sul proprio modo di fare arte. A quel tempo i committenti erano mecenati: investivano grandi somme di denaro perché si creasse più arte e più cultura. E non dobbiamo pensare che queste siano cose dell’altro mondo; è stato così fino alla metà del ‘900. Oggi invece coloro che sono disposti a spendere cifre da capogiro per accaparrarsi il capolavoro più in voga del momento non hanno alcun interesse nel diventare mecenati, nel far crescere l’arte del proprio tempo; vogliono solo avere un’opera che non si svaluti nel tempo, che sia un investimento. E da qui grandi cifre per capolavori che vengono rinchiusi lontano dagli occhi di tutti, in primis di chi le ha comprate.

Dal valore culturale al valore economico

Picasso, Donne di Algeri, venduto per 179,4 milioni
P. Picasso, Donne di Algeri, venduto per 179,4 milioni di dollari

Al giorno d’oggi siamo abituati a dare un prezzo a tutto. Il prezzo è ciò che ci dice se qualcosa vale la nostra attenzione o meno. Nulla resta escluso da questa logica. Tutto ha un valore economico e i soldi possono tutto. Il dio denaro assoggetta tutto a sé.

Inizialmente l’opera d’arte era rimasta fuori da questa logica. Era un mezzo di comunicazione che aveva valore perché esprimeva un’idea. E proprio questa idea di fondo era ciò che dava un valore, anche economico, all’opera stessa. Più l’idea era profonda, universale e condivisibile, più il prezzo saliva. Oggi però non è più così; la logica si è ribaltata. Non è più il valore culturale a determinare il valore economico, ma il contrario. Se un’opera d’arte costa tanto vuol dire che ha un messaggio importante. Se vale poco non significa niente e posso ignorarla. Spesso alle mostre d’arte si sente qualche visitatore chiedere alla giuda “quanto costa?”, per cercare di capire se deve guardare quell’opera o può passare alla successiva. Ma dare un valore economico alle opere è un modo per avvicinare a qualcosa di “prezioso” anche chi non vuole aver niente a che fare con la cultura o è un modo per sminuire la creatività umana?

Sicuramente l’attribuzione di un valore economico può essere un modo per aumentare, in chi è un neofita in campo artistico, la percezione dell’importanza del patrimonio culturale. Proprio l’idea “più costa, più è importante”, potrebbe paradossalmente essere usata per riscattare la cultura dalla logica di mercato e di produttività del mondo di oggi. L’arte registra alcuni tra gli incassi più alti di tutto il mercato mondiale: l’arte vale. Ma se questa è una possibilità, guardando la situazione attuale pare invece che questo meccanismo non abbia funzionato: l’arte vale soldi, solo questo importa, e nessuno è più interessato al suo messaggio. E quindi, dare un valore economico alle opere d’arte aumenta o diminuisce la nostra percezione di “patrimonio dell’umanità”?

Personalmente, il mio punto di vista è molto netto. Un quadro, una scultura, un disegno, hanno valore in relazione a ciò che esprimono: devono essere considerati non in base al prezzo ma in base a ciò che ci trasmettono quando li guardiamo. Il valore economico, che  è assolutamente imprescindibile anche nel campo artistico (si pensi anche solo alla polizza assicurativa da stipulare per esporre le opere, per la quale è necessaria una stima economica del loro valore), deve rimanere solo un’informazione marginale da richiedere nel momento in cui un’opera ci è piaciuta così tanto che vogliamo portarcela a casa. Per esporla ovviamente, non per confinarla in stanze supersicure e supersegrete dove tenerla sepolta per sempre.

In un’epoca in cui tutto ha un prezzo, dovremmo riscoprire la purezza dell’arte. Darle un valore in relazione al suo messaggio. E non attribuire importanza all’idea che l’ha creata solo perché qualcuno, non meglio identificato, dice che quell’opera vale molti soldi. Bisognerebbe smettere di intendere l’arte come un investimento che deve essere comprato dai ricchi del pianeta e poi rinchiuso chissà dove, e permettere a tutti coloro che hanno il desiderio di portarsi a casa un’opera di partecipare alle aste e comprare, a prezzi accessibili, pezzi di cultura da tenersi accanto per farsi ispirare.

Basta potenti del mondo che si accaparrano tutto per nasconderlo agli occhi dell’umanità, basta top lot e milioni di dollari per opere che tutti dovremmo poter vedere e vivere. Basta dare un prezzo alla nostra vita e alle nostre idee. L’arte, e l’uomo, sono molto più di questo.

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