Tanti auguri a…Gauguin!

P. Gauguin, Autoritratto con Cristo giallo, 1890-91

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Isole Marchesi, 8 maggio 1903)

L’infanzia e la vita borghese

Paul Gauguin nasce il 7 giugno 1848 a Parigi. Il padre Clovis è un giornalista della rivista “Le National” con idee repubblicane, che sono in forte contrasto con la politica di Napoleone III, dal 1848 presidente della Repubblica francese. La madre Aline Chazal è una discendente del viceré del Perù. Proprio in Perù, a Lima, la famiglia decide di recarsi nel 1851, per sfuggire al clima politico sempre più avverso e fare visita ai parenti della madre. Il padre muore durante il lungo viaggio, e la vedova giunge nella città peruviana con i due figli, la primogenita Marie e Paul. La famiglia resta in Perù quattro anni, fino a 1855, quando torna in Francia, a Orléans.

A Orléans Paul compie i suoi studi, con risultati non particolarmente soddisfacenti. Nel 1861 lascia Orléans per Parigi, dove la madre era andata a lavorare come sarta. Nel 1865, dopo il fallimento dell’esame per entrare all’Accademia Navale di Parigi, Gauguin si imbarca su una nave da carico. Sempre come marinaio compie il servizio militare, che conclude nel 1871.

Nel 1867, mentre Gauguin è in giro per il mondo con la Marina Francese, la madre Aline muore. Questo lutto è molto forte per il giovane Paul, che aveva sempre avuto in lei l’unico affetto familiare. Alla morte della madre Gauguin è affidato a Gustave Arosa, fotografo d’arte e collezionista, che lo prende sotto la propria ala protettrice e gli trasmette l’amore per l’arte.

Nel 1972, dopo aver combattuto nella guerra franco-prussiana (1870-71), Gauguin si stabilisce a Parigi. Inizia a lavorare nell’agenzia di cambio Bertin, dimostrando da subito buon fiuto per gli affari. Giovane e audace, i suoi introiti derivano anche dal gioco in borsa. La vita di Paul Gauguin sembra così orientata a una pacatezza borghese, confermata anche dal matrimonio con l’agiata fanciulla danese Mette Sophie Gad nel 1873; i due avranno cinque figli.

Ma la vicinanza di Arosa, collezionista d’arte, e una curiosità intrinseca nell’animo di Paul stanno per sconvolgere quest’ordine e dare vita al grande maestro che noi tutti conosciamo.

La scoperta dell’arte: i contatti con l’Impressionismo

Nella seconda metà degli anni ‘70 Gauguin si avvicina all’arte, inizialmente come collezionista. Affascinato infatti dalle innovazioni portate dagli impressionisti, spende ben 15000 franchi in opere di Manet, Monet, Renoir, Pissarro, Sisley e Cézanne.

L’amore per l’arte però non si esaurisce nel puro collezionismo, e Gauguin inizia ad apprendere nozioni di pittura da autodidatta. Completa poi la sua formazione artistica frequentando l’Accademia Colarossi, dove conosce il pittore Émile Schuffenecker.

I primi dipinti di Gauguin si caratterizzano per una distanza dall’arte accademica del Salon; la sua pittura porta però ancora un’eco dei maestri di Barbizon, come dimostra La Senna con il ponte di Iena (1875).

La prima soddisfazione artistica arriva nel 1876, quando il suo paesaggio Sottobosco a Viroflay (1875) viene accettato al Salon. Non è però l’accademismo il percorso che Gauguin desidera, e per questo motivo resta molto contento dell’offerta degli impressionisti di esporre con loro; partecipa infatti alle ultime cinque mostre impressioniste, dal 1879 al 1886. Gauguin riceve grandi lodi e soddisfazioni quando alla mostra impressionista del 1880 espone la Suzanne che cuce (1880), un’opera che richiama il realismo di Courbet ma con giochi di luce che devono molto all’Impressionismo.

L’evoluzione dell’arte di Paul Gauguin è fortemente incentivata da alcuni artisti che gli si affiancano. Primo tra tutti Pissarro, il quale gli dà preziosi consigli tecnici. Pissarro lo introduce nella cerchia degli impressionisti, artisti per i quali Gauguin proverà sempre profonda stima pur rimanendo distaccato da essi. Altri due punti di riferimento importanti sono Degas e Cézanne, maestri conosciuti direttamente da Paul.

Intanto la sua vita privata risente di questo furore interiore che ha portato Paul a dedicarsi alla pittura. Nel 1883 lascia il lavoro come agente di cambio, in seguito alla crisi della borsa che scuote il mondo della finanza. Le difficoltà economiche e l’impossibilità di conciliare la vita borghese con quella artistica spingono Paul a lasciare la moglie e la famiglia a Copenaghen e a trasferirsi in Bretagna.

Il superamento dell’Impressionismo

La Bretagna è un luogo fortemente significativo per Gauguin; qui infatti il pittore trova il richiamo al simbolo e al non visibile che lui cerca di inserire nella sua arte. È questo sostanzialmente uno dei punti chiave dell’arte di Gauguin che lo distanzia dagli impressionisti per aprirgli la via verso il Simbolismo: l’arte non deve rappresentare la realtà ma cercare di dare forma al non visibile. A Pont-Aven Gauguin si reca una prima volta nell’estate del 1886; il paesaggio quasi selvaggio e la forte religiosità dei contadini lo portano come indietro nel tempo, in un’epoca in cui la spiritualità era il motore della vita.

Affascinato da questo luogo, Gauguin lo abbandona presto, nel 1887, per compiere un primo viaggio in Martinica “per vivere da selvaggio”. Dipinge così opere che rappresentano questi luoghi incontaminati, in cui la vita scorre lenta, come vediamo in Tra i mango (1887). Il colore, sempre più caldo e luminoso, è steso in campiture piatte, con un allontanamento definitivo da quei primi passi quasi impressionisti.

Non passa un anno che Gauguin torna a Pont-Aven. Qui incontra l’intellettuale pittore Émile Bernard, autore di quadri dalle forme semplici campite di colore e delimitate da linee nette che ricordano la tecnica del cloissonisme, un particolare procedimento utilizzato negli smalti che prevede di “rinchiudere” all’interno di forme ben delineate le varie parti che costituiscono l’opera nella sua interezza. Da questa tecnica Gauguin viene fortemente influenzato, tanto da accentuare la stesura piatta del colore per allontanarsi sempre più dal realismo e dalla verosimiglianza. La visione dopo il sermone (1888) può essere considerato il manifesto della poetica di Gauguin di questo periodo, ispirata da una parte a un non realismo simbolico, dall’altra a un forte spiritualismo, in questo caso ritrovato nella religiosità della piccola comunità contadina di Pont-Aven.

Tra ottobre e dicembre 1888 Gauguin è ad Arles con Vincent van Gogh. Van Gogh dipinge i girasoli (1889) ci mostra il grande maestro all’opera, con un gioco di figure piatte ritagliate da netti contorni che richiama da vicino le stampe giapponesi, altro forte influsso ricevuto da Gauguin.

In seguito al grave screzio con Van Gogh, Gauguin torna a Parigi. In occasione dell’Esposizione universale, si fa promotore di una “Mostra indipendente impressionista e sintetista”, che sancisce la definitiva rottura tra l’ormai defunto Impressionismo e le nuove ricerche del nascente Simbolismo.

Nel giugno del 1889 torna a Pont-Aven, dove continua l’influsso religioso della comunità che tanto l’aveva già ispirato. Nascono così capolavori come Il Cristo giallo (1889) e La belle Angèle (1889). La sua pittura si muove verso una sintesi delle forme e verso un uso antinaturalistico e psicologico del colore, anticipando quanto faranno poi i Fauves.

La ricerca di un paradiso tropicale

Tra malattie, povertà e inquietudine creativa, Gauguin non è in grado di fermarsi e trovare quiete in nessuno luogo. Il suo desiderio di approfondire la ricerca artistica lo spinge a cercare sempre nuovi stimoli, così tra il 1891 e il 1893 compie un primo viaggio a Tahiti, per poi ritornarvi tra il 1895 e il 1901. Il primitivismo, la vita incontaminata e la bellezza delle donne locali lo affascinano a tal punto da dedicare a loro molte delle sue opere più note: Donne a Tahiti (1891), Ia orana Maria (1891-92), E l’oro del loro corpo (1901).

Gauguin deve però lasciare definitivamente Tahiti in seguito a problemi con le autorità dell’isola: quel bianco che osserva le loro abitudini e dipinge le loro donne non è visto di buon occhio. Per un attimo pensa di tornare a Parigi, ma sa che ormai la vita europea non gli appartiene più. Decide allora di trasferirsi nelle Isole Marchesi, ma anche qui trova un’accoglienza ostile, tanto che nel marzo del 1903 viene condannato a tre mesi di carcere. Sfinito nel corpo e logorato nella mente, Gauguin muore l’8 maggio del 1903.

Un uomo controverso, un artista sempre alla ricerca di una profondità maggiore. Lui stesso ci dichiara ciò che cerca: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897) racchiude il suo desiderio di svelare il senso della vita umana, in una ricerca che conduciamo ancora oggi tutti noi.

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