Nuovi spazi per nuovi talenti

Leà – Spazio – Atelier

Non importa quanto è grande quello che hai. Ma quanto sai renderlo grande coi mezzi di cui disponi.

Leà, logo
Logo di Leà

A un mese dall’Open Day che si è tenuto il 27 febbraio in Piazza XXIV Maggio, la new entry del panorama artistico milanese ha un nome fresco, giovane e ambizioso. Leà ha iniziato a suonare la carica all’inizio di questo 2019. La sua caratteristica di spazio destinato alle arti le ha permesso di giocare sulla multidisciplinarietà. Da spazio espositivo a sala per shooting, da spazio casting a laboratorio di voce, Leà sta confermando l’assoluta intenzione dei suoi soci fondatori di renderla fin da subito un nuovo fulcro nell’ampio panorama di proposte metropolitane.

Leà Studio Atelier, a due passi dalle Colonne, dai Navigli e da Porta Genova, si riassume meravigliosamente con la frase con cui abbiamo aperto l’articolo, che sottolinea la dedizione e la passione dalla quale è nato questo spazio.

Sebbene l’identità sia ancora in divenire, Leà ha la consapevolezza del suo spazio, di come agire sulla “scena”. E se Peter Brooke c’insegna che uno spazio vuoto può essere scelto come palcoscenico da chiunque perché basta che un uomo lo attraversi e un altro si fermi a osservarlo per definirlo agito così da renderlo puramente spettacolo, qui vi basterà entrare per vedere l’arte in scena di Leà.

Per saperne di più abbiamo deciso di incontrare i tre soci fondatori di Leà, Alessandro, Fabrizio e Giulia, ai quali abbiamo rivolto alcune domande.

 

D: Da dove nasce l’idea di aprire insieme uno spazio “artistico” a Milano?

Leà, team
Il team di Leà

Giulia: L’idea è figlia dei postumi di un burrascoso periodo romano in cui mi sono interfacciata un po’ più da vicino con il mio mondo, quello della recitazione, e mi sono sentita abbastanza inorridita da quello che si prospettava per una giovane aspirante attrice sola nella capitale. L’incontro fortunato in una radio romana ha fatto nascere il progetto di una web radio a Milano con collegato uno spazio polifunzionale per eventi dove fare anche performare gli ospiti presenti in radio. Questo progetto, nato con questo speaker attore romano, ci ha portato gradualmente a restare sempre più spesso a Milano finché non ho scoperto – e amato –la location dove poi abbiamo aperto Leà.
Lo spazio era un negozio gestito da mio fratello. Era completamente diverso, con pareti definite “verde povertà”, dei neon terribili, gli intonaci scrostati…insomma, andava sistemato. Qui la fantasia e l’immaginazione hanno dato origine alla mia idea. E in quel momento ho detto a mio fratello: “Se tu te ne vai, questo spazio lo voglio io”.
Diciamo che la spinta più forte è stata dettata dal mio disagio, dalla mia frustrazione e insicurezza perennemente nutrite da una carriera che faticava a decollare e che mi hanno portato a pensare di essere portata per qualcosa di più grande, un progetto imprenditoriale dove potevo decidere io. Come attrice ho sempre ricevuto molti complimenti. Però in quel momento sentivo che per la persona che ero, fragile e insicura, schiava di un sistema che ti giudica perennemente, Leà era come una fenice, che dopo il periodo romano rinasce dalle sue ceneri per dare vita a un progetto nuovo.

Alessandro: Io, Giulia e Fabrizio siamo rispettivamente attore, attrice e fonico. Siamo persone che lavorano attivamente nel mondo dello spettacolo da alcuni anni. L’idea di questo progetto nasce da Giulia che ci ha proposto di unire le nostre passioni e le nostre competenze per imbarcarci in questa nuova avventura. Abbiamo subito valutato l’opportunità: la zona dei Navigli è storicamente un’ area molto stimolante e affascinante per chi s’interessa a proposte legate al mondo delle arti e dello spettacolo. Ci sembrava il posto giusto.

Fabrizio: Abbiamo voluto dare vita a un progetto che potesse essere per tutti un nuovo orizzonte dove continuare a fare quello che ci piace ma in un modo che diversamente non potevamo avere, ossia in maniera indipendente. In un mondo – quello dello spettacolo – dove è davvero complicato fare carriera, dove aspetti sempre la chiamata e il pagamento che non arriva mai, Giulia ha creduto in tutti quelli che gli hanno detto “Devi inventarti qualcosa: il lavoro ce lo si crea, non si aspetta che arrivi”.

D: In che modo volete distinguere la vostra offerta rispetto ad altri posti che, seppur a primo acchito simili, sono diversi da voi?

Leà
Leà Studio Atelier

Alessandro: La tua è una giusta considerazione, noi non ci siamo inventati nulla di nuovo e neanche pretendiamo di farlo. Il nostro spazio è polivalente, propone una gamma di attività e servizi come fanno tanti altri. Però il nostro progetto a lungo termine è anche quello di favorire un connubio tra gli interessi di un attività commerciale e gli scopi culturali. Abbiamo diverse idee che vogliamo sviluppare, come ad esempio farla diventare nel tempo un piccolo club del cinema indipendente, con proiezioni e incontri ad hoc. Sappiamo che pochi posti in un punto così centrale di Milano propongono proposte culturali non necessariamente mainstream. Personalmente mi piacerebbe molto che Leà nel corso del tempo diventasse un posto che crea in modo naturale e continuo connessioni tra artisti di vari settori per sviluppare progetti ambiziosi e stimolanti.

Giulia: Siamo tre persone che in primis sono artisti e successivamente si sono reinventati imprenditori, io in particolare. Ci ritroviamo molto vicini emotivamente e spiritualmente alle esigenze degli artisti. Da qui Leà nasce per accogliere tutte le arti senza fermarsi a un singolo prodotto. Noi non ci fermiamo a un discorso di affitto location ma vogliamo entrare in stretto rapporto con gli artisti con cui lavoriamo, allestendo eventi ad hoc. Fabrizio e Alessandro sono stati coinvolti da me non solo come soci ma come complici e alleati proprio perché siamo tutti figli dello spettacolo.

Fabrizio: Vi dico qualcosa in più: Leà è nata come location in stile industrial chic che si è successivamente ampliata in qualcosa che non è alla luce di tutti. Cela infatti al suo interno un service audio-video-luci che ci permette di stendere le basi per convertirci un giorno in quello che è il nostro sogno, ossia dare vita a nostre produzioni, nostre performance, nostri eventi particolari, nostri prodotti cinematografici. E seppur sia un orizzonte lontano e ancora un po’ sfuocato, questa è la nostra ambizione.

D: Perché il nome Leà?

Alessandro: Leà è una figura astratta, misteriosa, affascinante e non aggiungo altro. Anzi, lascio la parola a Giulia.

Seydoux
L. Seydoux

Giulia: Partirò dal principio: la Sirenetta stellare è un disegno di mio padre che stilizzato è diventato la nostra insegna. Mio padre era un artista poliedrico scomparso sette anni fa e che mi porto nel cuore. Il progetto di questo spazio nasce da una donna molto dettagliata e colorata quale – spero – sono io. Leà è un nome di donna ma non sono io la donna. Leà è un personaggio di fantasia, è una visione frutto di un parto notturno. Una notte, mentre stavo facendo brainstorming per trovare il nome sono incappata in un’attrice, Léa Seydoux. Per chi non la conoscesse è la protagonista di La vie d’Adele, film divenuto uno dei maggiori capolavori dell’ultimo decennio grazie proprio alla sua performance. Questo nome mi è rimasto in testa per tutto il giorno seguente e così, mentre sentivo Fabrizio, di getto ho rivisto l’immagine di questa donna. A quel punto gli ho descritto quello che vedevo e da qui è nato il nome. Per curiosità la descrizione del personaggio di Lèa è molto simile a un altro dipinto di mio padre che in questo momento teniamo esposto qui. Un omaggio a mio padre, alle donne, alla forza che abbiamo.

D: In pochi mesi di attività vi siete messi subito in gioco attivando casting di rilevanza nazionale, workshop di canto e altre attività annesse al mondo dell’arte. Volete darci qualche anticipazione sul futuro o sui prossimi eventi in calendario?

Sala di Leà

Alessandro: Diciamo che per essere uno spazio nuovo a Milano, siamo partiti bene e siamo contenti. A breve inizieremo una proposta di esposizioni artistiche di più settimane sperando che diventi per noi un’ abitudine. C’è anche da dire che tante cose cambiano di giorno in giorno o di settimana in settimana essendo appunto una realtà in continua evoluzione e considerando anche che quando disponi di un teatro di posa da un giorno all’altro ti possono capitare attività di casting e shooting video-fotografici.

Giulia: I contatti che ci siamo fatti in questi anni ci stanno permettendo di aprirci scenari diversi, dai casting alle esposizioni, agli shooting, ai self tape e agli eventi privati. Leà è sempre in divenire e questa è un po’ la sua peculiarità, così come la sua location. Le pareti ci vengono definite materiche e questo ci fa dire che Leà è vestita di velluto ma ha un animo grezzo. Io la definisco, con piacere, un cantiere sempre aperto. Ora siamo in opzione per la design week con un cliente indiano, alcuni eventi privati e aziendali, una mostra personale di due settimane e poi in giugno, ciliegina sulla torta, un grosso evento con un artista di cui però non vi posso svelare il nome. Quindi restate collegati perché il nostro ospite misterioso sta progettando una gigantesca installazione creata apposta per Leà durante la quale faremo la nostra inaugurazione che abbiamo preferito posticipare perché per me, se si vuole fare una cosa, va fatta bene, in tutti i sensi.

D: Ognuno di voi ha un proprio background artistico e personale. Quanto ciò favorisce la vostra duttilità in questo campo e quali sono i desideri che vorreste realizzare con Leà?

Leà
Leà Studio

Alessandro: Direi che è molto interessante quest’unione. Perché possiamo unire competenze creative e artistiche che appartengono a me e Giulia a quelle più tecniche, che sono fondamentali e che sono il pane di Fabrizio. Io personalmente vorrei tanto che Leà ci desse una spinta per essere sempre più presenti e conosciuti nel nostro mondo, che è quello del cinema e del teatro, perché alla fine dev’essere un’ occasione, un trampolino di lancio, non un luogo dove stabilizzarsi e sedersi. Senz’altro ognuno di noi ha l’ambizione di continuare a praticare il proprio mestiere di attore nel caso mio e di Giulia e di fonico nel caso di Fabrizio e anzi, sperare di farlo sempre meglio anche grazie a Leà.

D: Sono passati poco più di tre mesi da quando avete cominciato quest’attività insieme. Come vi sentite?

Leà
Gli spazi di Leà

Giulia: Di sicuro ci dobbiamo abituare all’accettazione della montagna russa dell’imprenditoria, dove per dieci giorni corri e non sai come incastrare le cose e poi passi due settimane in cui ti trovi davvero con più tempo libero del previsto. La nostra semina comunque sta iniziando a mostrare i suoi frutti e ciò ci fa sentire sulla strada giusta.
Devo  però ammettere che il mio stato d’animo è cambiato. Il mio approccio adesso ai lavori artistici quando capita – ora sono molto assorbita da Leà quindi fatico a trovare spazio come attrice e speaker – è cambiato. Quando ti rendi conto che hai qualcosa di tuo dove tu decidi, dove stabilisci cosa sì e cosa no, ti rendi conto che ciò ti ha donato una forza nuova, una sicurezza e una maggiore serenità anche nell’affrontare i casting. Leà sotto questo punto di vista è un grosso regalo a livello emotivo e psicologico che ci siamo fatti.

D: Il vostro pensiero su Leà in questo momento riassunto in poche parole?

Alessandro: Leà ora è piccola ma provocante…tra qualche tempo chissà…
Giulia: Leà: un invito ad ascoltare la fantasia e l’immaginazione che abbiamo senza tirarci indietro.
Fabrizio: Leà è molto più di quel che l’occhio umano può percepire.

 

Abbiamo approfittato del loro tempo per conoscere il motivo che li ha spinti a sfruttare le loro competenze e capacità in ambito artistico, cinematografico e tecnico per avviare insieme questo spazio. Gli abbiamo chiesto tutto quello che volevamo sapere e abbiamo scoperto più di quanto ci eravamo immaginati. Ora non resta altro che andare sulla pagina di Leà per conoscere i prossimi appuntamenti oppure andare a conoscerli personalmente.

Leà sabato ospiterà un particolare evento chiamato Woody e il Cinema Verticale, un modo diverso di vedere il cinema. La serata vedrà la messa in onda di un film cult del pluripremiato regista Woody Allen, proiettato sul soffitto a sei metri di altezza mentre a terra un tappeto umano ne seguirà lo svolgimento. E questo sarà solo un motivo in più per scoprire i nuovi orizzonti dell’arte contemporanea e farcire di cultura un giorno in gita sul Naviglio.

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