Tanti auguri a…Lega!

Silvestro Lega (Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 settembre 1895)

Gli anni giovanili

Silvestro Lega nasce l’8 dicembre del 1826 a Modigliana, un paese dell’appennino tosco-romagnolo vicino a Forlì, figlio di Antonio Lega, proprietario terriero, e della sua seconda moglie Giacoma Mancini. Il padre era vedovo dal 1812, quando la prima moglie era morta dando alla luce il nono dei loro figli; Antonio era però rimasto in ottimi rapporti con la famiglia della prima moglie, una nobile stirpe la cui vicinanza ne consacrò l’affermazione sociale. Giacoma invece era di nobili origini, ed era stata la serva di casa Lega.

Nel 1838, a dodici anni, Silvestro frequenta, di mala voglia e con risultati mediocri, il Collegio degli Scolopi a Modigliana. Nonostante lo studio non lo entusiasmi, in questi anni scopre la sua vera vocazione: la pittura. Tanto dice e tanto fa, che nel 1843 il padre acconsente al suo trasferimento a Firenze.

Qui, mentre alloggia presso uno dei fratellastri maggiori, si iscrive all’Accademia di Belle Arti nel 1845, studiando con maestri di medio calibro come Servolini, Gazzarrini, Bezzuoli e Pollastrini. Ben presto si rende conto di non essere più un dilettante della pittura: “Sebbene ragazzo capii subito, che dallo scarabocchiare sui muri a disegnare un profilo era molto differente”. Non passa molto tempo però che la tradizione accademica, inizialmente così fedelmente seguita e così accuratamente studiata, inizia a stargli stretta, e Silvestro decide per un netto cambio di rotta.

Gli anni giovanili a Firenze: tra autocoscienza artistica e politica

In seguito a questa epifania, Silvestro lascia la casa del fratello e i corsi dell’Accademia. Inizia invece a frequentare lo studio di Luigi Mussini e la scuola purista che Mussini gestisce con lo svizzero Franz Adolf von Stürler, allievo di Ingres. In un clima di serena comunione di idee e amore per l’arte, la scuola purista è un’oasi di pace e crescita per Lega, che ricorderà questi anni con grande affetto per tutta la vita. La sua fase purista è ben testimoniata da La musica sacra (1857), un quadro che Lega realizza dopo diversi anni dall’esperienza purista ma che trasmette molto bene la vicinanza al quattrocento fiorentino per colori e atmosfera, con una vena nazarena e ingrista che danno all’opera un tono più contemporaneo.

In questi anni di crescita artistica, Silvestro è molto attento a tutti i fermenti culturali; e così, non resta escluso dai moti risorgimentali. Giovane entusiasta, nel 1848 si arruola volontario con Mussini e tutti gli altri allievi della scuola purista nella guerra contro l’Austria.

Tornato a Firenze nel 1850, inizia a frequentare lo studio di Antonio Ciseri, dove dipinge il suo primo quadro, Incredulità di San Tommaso (1850), opera ancora profondamente legata ai due caposaldi della formazione di Lega, il Purismo e il Quattrocento centro-italiano.

Nel 1852 vince il concorso triennale bandito dall’Accademia con la tela David che placa col suono dell’arpa le smanie di Saul travagliato dallo spirito malo.

Gli anni ’50 tra Modigliana e Firenze

In seguito alla morte della madre, nei primi anni ‘50 Silvestro torna a Modigliana, dove viene accolto tra i soci dell’Accademia degli Incamminati. Qui, forte della sua affermazione artistica nella città toscana, riceve dalla Pia Opera Modigliana la commissione per quattro lunette per la chiesa della Madonna del Cantone, rappresentanti La peste, La carestia, Il terremoto e La guerra, ultimate nel 1863.

Tornato a Firenze nella seconda metà degli anni ’50, inizia ad avvicinarsi al gruppo di artisti ed intellettuali che gravita intorno al Caffè Michelangelo. L’approccio non è dei più facili, come testimonia anche Telemaco Signorini: “La sua serietà non gli faceva ammettere gli scherzi di nessun genere, tanto che non fu possibile di portarlo quasi mai al nostro Caffè Michelangelo, in quell’agape fraterna di bohémiens […]; che là non voleva farci il buffone, come sempre ci rimproverava di farci noi ogni sera, colle nostre eterne burle e chiassate”.

Nel 1859 è artigliere nella Seconda Guerra di Indipendenza. Questa seconda esperienza militare lo spinge ad eseguire diverse tele di soggetto militare, tra cui Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, esposti entrambi alla Società fiorentina Promotrice di Belle Arti del 1861 e nello stesso anno alla prima Esposizione Nazionale Italiana alle Cascine. Sempre nel 1861 Lega realizza il Ritratto di Giuseppe Garibaldi più famoso, testimonianza di quanto l’artista fosse vicino alle idee risorgimentali e unitarie.

Tra l’en plein air e la macchia

I primi anni ’60 sono un periodo molto felice per Silvestro; il trentacinquenne approfondisce le ricerche en plein air e fonda la scuola di Piagentina, con Signorini, Abbati, Borrani e Sernesi. La ricerca luministica si approfondisce e diventa più complessa della luminosità composta quattrocentesca delle sue opere precedenti; la luce vibrante muove paesaggi e personaggi, permeandoli di vita.

Da qui il passo verso la macchia è breve, anche grazie alla vicinanza di Telemaco Signorini. Silvestro riprende a frequentare quel Caffè Michelangelo da cui solo pochi anni prima si era allontanato infastidito dalle goliardie dei suoi frequentatori; in questo contatto con i nuovi artisti fiorentini, si avvicina all’arte dei Macchiaioli, diventandone a sua volta un eccentrico esponente.

I Macchiaioli, così chiamati perché stendono il colore a macchie e non in campiture uniformi, hanno uno stile che si può dire vicino a quello impressionista, poiché anche nel loro caso l’accostamento di colori dà vita alle figure, che nelle piccole macchie acquistano vivacità. Eppure Lega va oltre: anticipa gli impressionisti anche per la ricerca di un contatto con la natura, per il desiderio di dipingere all’aria aperta, per la volontà di permeare di realtà i suoi quadri. Nascono così opere come Il pergolato (1868), in cui l’artista rappresenta un tranquillo pomeriggio soleggiato, o Tra i fiori del giardino (1862), meraviglioso paesaggio con una donna che passeggia leggendo un libro.

Accanto a queste opere così tranquillamente gioiose, Lega realizza anche quadri dal sapore più intimista, spesso concentrandosi sulla figura femminile. Nascono così Il canto di uno stornello (1867) o La nonna (1865). Queste opere esaltano con una vena malinconica la tranquilla vita della borghesia nei piccoli centri cittadini, con quegli affetti puri che solo i puri di cuore possono vivere completamente.

Gli ultimi anni

Anche negli anni ’70 Lega continua nella sua vena poetica dolce e allo stesso tempo ribelle, amorevole e rivoluzionaria. Nel 1872-73 realizza Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini, in cui la vena intimista e dimessa incrocia la tematica rivoluzionaria trattata con più enfasi negli anni giovanili.

Sono anche anni in cui Lega stesso inizia a risentire dell’età: un disturbo agli occhi inizia ora e non lo lascerà più. La sua fortuna pittorica soffre nei primi anni ’70 una battuta d’arresto che è un duro colpo per l’artista. Tuttavia Silvestro riesce a riprendersi velocemente, grazie all’apprezzamento di cui gode presso l’alta borghesia fiorentina, e nei primi anni ’80 è maestro dei figli della famiglia Tommasi. Nell’estate del 1886 inizia a frequentare la villa Bandini al Gabbro, nell’entroterra livornese, sperimentando la tecnica del pastello e iniziando la serie delle Gabbriggiane, ispirata alle donne del luogo, con cui sarà presente all’Esposizione Universale di Parigi del 1889.

Nei primi anni ’90 quello che era parso un semplice disturbo della vista si aggrava, e insieme compaiono le prime avvisaglie del cancro allo stomaco che causerà la morte dell’artista il 21 settembre 1895.

Un uomo che ha sempre seguito la sua strada. Un artista curioso, che ha provato ogni linguaggio fino ad arrivare alla sua poetica. Un’arte fatta della realtà concreta come la guerra e dei sentimenti più puri come l’amore della famiglia. Semplicemente Silvestro Lega.

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