La prudenza non è mai troppa…Il mercato illecito dell’arte e chi finanzia!

Vari sigilli mesopotamici e relative impressioni

Il mercato illecito dell’arte mesopotamica

La Mesopotamia: l’evoluzione dell’umanità

A scuola ci insegnano che la culla della civiltà, il luogo da cui parte tutta l’evoluzione che ci ha portato ad oggi, è la Mesopotamia. Quel luogo magico tra Tigri ed Eufrate che, pur essendo reale, sembra così perfetto da assumere una connotazione fantastica. Una terra sempre fertile grazie alle esondazioni dei fiumi, un luogo in cui si sviluppa una costante evoluzione che porta l’uomo prima ad abbandonare la vita nomade per diventare sedentario e poi a sviluppare le città in tutte le sue forme, con l’ideazione e la creazione della struttura domestica e della struttura socio-politica ed economica che culmina in edifici maestosi e senza tempo.

Questo luogo quasi mitologico è davvero esistito e tuttora c’è, e si trova in Iraq. Pur con tutte le modifiche apportate dal tempo e dall’uomo, conserva ancora le tracce di quell’illustre passato che è stato per noi e per molti altri popoli la base da cui partire per scrivere tutta la nostra storia.

In Mesopotamia si sviluppa anche l’arte, e la produzione di una serie di oggetti che avevano una precisa funzione pratica ma che per noi oggi sono capolavori artistici. Ne apprezziamo la fattura, ne apprezziamo la forma, la decorazione. Anche se non ci dicessero che avevano funzioni pratiche per la vita quotidiana non li apprezzeremmo meno, anzi ognuno di noi ne vorrebbe qualche esemplare da esporre in casa propria. Tra questi oggetti possiamo annoverare i sigilli cilindrici. I sigilli erano garanzia di autenticità e facevano parte della vita quotidiana dato che erano usati per moltissime funzioni, in primis quelle commerciali e politiche. Per noi oggi sono molto interessanti e apprezzabili perché avevano una ricchissima decorazione figurativa ed erano realizzati in una grande varietà di materiali, come l’ossidiana, l’ametista, ma anche i lapislazzuli.

Cosa succede oggi

Perché parliamo di un passato così remoto e di oggetti che non si possono completamente considerare artistici, e sicuramente non rientrano nella categoria di “pittura” che nonostante tutto gli attribuiamo?

Da alcuni anni la Mesopotamia, o meglio l’Iraq, è uno degli stati che hanno visto svilupparsi l’ISIS. Il sedicente Stato Islamico terrorizza tutto il mondo, Oriente e Occidente, con atti terroristici di distruzione totale camuffati da guerra santa. Questi mostri, perché non si possono chiamare altrimenti, stanno uccidendo i luoghi di cui si impossessano. E in Iraq non hanno fatto meno che in altri posti.

Tanti siti archeologici di fama mondiale sono stati rasi al suolo e devastati. Ma forse non tutti sanno che non si tratta solo di distruzione. I terroristi, ma in alcuni casi anche le tribù autoctone che si ribellano a ogni governo e che si sono impoverite moltissimo dall’avvento di Saddam Hussein, non si limitano a distruggere le tracce del passato. Prima di essere rasi al suolo, i siti archeologici vengono saccheggiati con estrema meticolosità, e ogni minimo oggetto rinvenuto viene immesso sul mercato.

L’arte ha da sempre una doppia valenza: culturale e commerciale. È a questa seconda che si appellano i saccheggiatori, sapendo che per oggetti rari i collezionisti non faranno molte domande pur di accaparrarseli. E così la cultura che ha portato lo sviluppo mondiale diventa il primo mezzo per finanziare coloro che vogliono distruggere la civiltà.

Quindi, anche se sappiamo di essere leggermente fuori tema, come amanti della cultura ci siamo sentiti in dovere di denunciare anche noi queste attività. Ci uniamo al coro di quanti, in primis i tutori della legge, invitano a non acquistare per nessun motivo reperti archeologici provenienti dalle zone che sono o sono state sotto il controllo dell’ISIS. L’arte li ha già finanziati troppo. In questo caso non schierarsi e non fare domande significa girare la testa e permettere che il terrorismo abbia la meglio.

Di conseguenza il nostro appello è uno solo: per tutti i collezionisti di opere d’arte, non comprate per nessun motivo reperti archeologici. Non solo perché nella maggior parte dei casi essi sono legalmente proprietà dello Stato da cui provengono, ma anche perché spesso sono usati per fini criminali.

Per maggior completezza, e per lasciar fare il lavoro di contrasto ai criminali a chi lo fa di mestiere, vi diamo qui un paio di link che includono le Red Lists degli oggetti trafugati, in Iraq ma non solo. La certezza delle istituzioni che redigono questi documenti, l’ICOM e l’Interpol, garantisce l’accuratezza delle informazioni.

Di seguito trovate:

 

Sigillo cilindrico e impressione mesopotamica di argilla calcarea del culto di Shamash
La città di Umma devastata dalle buche dei saccheggiatori

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