Arte in mostra: Impressionismo e avanguardie

I pionieri del collezionismo americano: dall’impressionismo a metà ‘900

Mostra: Impressionismo e avanguardie: capolavori dal Philadelphia Museum of Art
Dall’8 marzo al 2 settembre 2018, Palazzo Reale, Milano.

Nella splendida cornice di Palazzo Reale a Milano è stata allestita un’interessante retrospettiva sul collezionismo americano tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900. In particolare la mostra è incentrata sui collezionisti di Philadelphia, con circa 50 opere poi confluite nel Philadelphia Museum of Art. Il nostro inviato D.G. è andato per noi a visitare questa mostra. Ecco cosa ci racconta.

The Cassatt Bros Collection

La prima sezione è dedicata alla collezione dei fratelli Cassatt: Mary, pittrice impressionista, e Alexander, ricco ferroviere.

Alexander si appassiona all’arte dopo un soggiorno parigino presso la sorella, siamo nel 1882. Possiamo considerarlo a tutti gli effetti un pioniere del collezionismo impressionista, talmente audace da acquistare tele di pittori – Monet, Degas, Pissarro – che in patria erano all’epoca dileggiati. L’azzardo corso da Cassatt è evidente se si pensa che la prima mostra impressionista fu organizzata nello studio del fotografo Nadar, al di fuori dei circuiti ufficiali dei Salon.

Piccola curiosità: il termine impressionismo fu coniato proprio in quell’occasione dal critico Leroy, con accezione negativa dopo aver visto l’opera Impression, soleil levant (1872) di Monet, non presente alla mostra.

I dipinti en plein air

Nella seconda sala si compie il trionfo della pittura francese di fine ‘800 con uno splendido Monet. I colori pastello e le pennellate rapide di Japanese Footbridge, Giverny (1895) ci mostrano un ottimo esempio di pittura en plein air. La volontà degli impressionisti di dipingere al fuori degli atelier rappresenta da subito un fattore distintivo e un punto di rottura con la tradizione, per il quale all’inizio non furono visti di buon occhio. Altri capolavori paesaggistici di Cézanne, Renoir e Pissarro completano la sala.

ritratti

La mostra prosegue studiando il ritratto, elemento presente anche nell’impressionismo, ma con caratteri ben distinti. Ne sono chiari esempi il ritratto della moglie di Paul Cézanne e quelli di Van Gogh dei componenti della famiglia del postino Roulin ad Arles. Ritratti molto rappresentativi sono senz’altro Ragazza con gorgiera rossa (1896) e Ragazza che fa il merletto (ca. 1906) di Renoir e Ritratto di Isabelle Lemonnier di Manet (ca. 1877). Un altro elemento che da una parte ispira e dall’altra influenza i pittori dell’epoca è senza dubbio la fotografia, sia per quanto riguarda la rappresentazione del paesaggio sia per lo studio del corpo e dei volti.

Louis Stern

Nelle sale successive troviamo altre collezioni, come quella di Samuel Stockton White di cui possiamo osservare L’atleta (1901-1904) di Rodin, e soprattutto quella di Louis Stern. Si iniziano a vedere i lasciti delle geometrie ancora impressioniste di Cézanne evolversi nelle nature morte di Braque, ideale filo conduttore per il cubismo picassiano. Louis Stern, da amico personale di Marc Chagall, di cui troviamo in mostra una splendida opera, Nella notte (1943), divenne dal 1950 membro del consiglio del Philadelphia Museum of Art, fino alla sua morte, nel 1962. Lasciò in dono più di trecento opere, frutto dei suoi viaggi in Europa e in Oriente, comprensive oltre ai sopracitati Braque e Chagall, di Picasso e di Matisse.

The Arensberg Collection

La mostra si chiude con le opere della collezione Arensberg. Proseguendo sulla falsariga precedente vediamo esposte opere di Klee, Picasso, Gris e Gleizes. La statua Il bacio (1916) di Brancusi, con i corpi rigidamente geometrici fusi in un abbraccio, è in forte contrapposizione con la Bagnante (ca.1917-1918) di Renoir, dalle rotondità e dai colori ancora squisitamente impressionisti. L’evoluzione si completa infine con le forme geometriche di Cerchi in un cerchio (1923) di Kandinskij, per arrivare alle astrazioni surrealistiche di Mirò e Dalì.

In conclusione

Al termine della mostra, sono rimasto molto soddisfatto: non solo per l’elevata qualità delle opere di maestri europei oramai emigrate oltreoceano, ma anche perché questa retrospettiva porta in primo piano l’importanza di un elemento sottovalutato come il collezionismo, senza il quale forse molti capolavori non sarebbero mai nati.

E per questo dobbiamo ringraziare la “sana follia” di Alexander Cassatt e dei suoi successori.

Il nostro inviato di ArtPassion

David GUERRA

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