Il cinema degli eccessi

Yorgos Lanthimos

Lanthimos, 2015
Y. Lanthimos, 2015

Dissacrante, distopico e sconcertante. Yorgos Lanthimos: regista, sceneggiatore e produttore cinematografico greco.

Il suo cinema, misantropico e paradossale ma poetico nel suo essere distorto,  deriva dal modernismo poetico-politico nato da registi che hanno influenzato tutto il cinema greco: Nikos Koundouros, padre del cinema greco d’autore, e Nikos Nikolaidis, famoso per i suoi film “d’autore di genere”.

Lanthimos rivisita e ripropone vecchie storie, alcune quanto la sua terra, con uno stile assolutamente originale e grottesco, con una crudeltà disarmante, a volte eccessiva, ma, come l’arte, il suo obiettivo è quello di scuotere l’animo delle persone. I suoi film tentano di spiegare come i poteri forti riescono ad avere l’assoluto controllo sulle vite di tutti. L’atteggiamento del regista è infatti sempre negativo nei confronti del mondo, delle sue istituzioni e dei suoi valori.

Lanthimos, Kinetta, 2005
Y. Lanthimos, Kinetta, 2005

Dopo aver condiviso la regia col suo mentore Lakis Lazopoulos – famoso drammaturgo greco – in Kalyteros mou filos (2001), film assolutamente lontano dal resto della sua filmografia, il suo esordio come unico regista avviene nel 2005 con Kinetta, primo titolo della Trilogia dell’evasione. Presenta il suo stile “emblematico” e i temi ricorrenti del suo cinema: la distopia e i protagonisti vittime dello straniamento di una società della quale non si sentono parte, tanto da escogitare soluzioni sempre più estreme per “evadere”. Due uomini e una donna, delusi dalla vita reale, decidono di ricostruire e rivivere in prima persona vite altrui, tratte da scene violente, in cui delle donne sono rimaste uccise.

 

Lanthimos, Kynodontas, 2009
Y. Lanthimos, Kynodontas, 2009

Secondo titolo della trilogia Kynodontas (2009). Vincitore della sezione Un Certain Regard al 62º Festival di Cannes (2009) e candidato come miglior film straniero ai premi Oscar 2011.

Tre figli che non hanno mai oltrepassato i confini del giardino di casa. Indottrinati solo dai loro genitori che tentano di crescerli nel totale isolamento dal mondo esterno. La violenza fisica è quasi assente, prevale quella psicologica, con la quale i genitori impongono metodi folli per impedire ai figli di scoprire la malvagità del mondo al di fuori delle mura di casa. La freddezza registica, i tagli d’inquadrature non convenzionali e la mancanza di colonne sonore rendono questa pellicola ancor più disturbante, dalla durezza e crudeltà interiore rara e sconfortante ma allo stesso tempo meravigliosa.

Ricalca anche la tematica di un masterpiece del cinema messicano El Castillo de la Pureza (1973) di Arturo Ripstein, considerato padre fondatore di questo genere di film.

Ripstein, El Castillo de la Pureza, 1973
A. Ripstein, El Castillo de la Pureza, 1973

Ultimo titolo della trilogia, Alps (2011), vince il Premio Osella per la migliore sceneggiatura alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (2011). Una squadra di quattro persone sostituisce sotto compenso persone appena defunte per aiutare amici e parenti a lenire il dolore del lutto. Rappresentazione di una società che ti porta ad indossare una maschera, richiamando il pensiero di Luigi Pirandello.

Grazie al successo di questa trilogia, il regista Greco evade anch’esso dalla sua terra madre e approda nella terra dell’industria cinematografica, riuscendo a mantenere intatto il suo stile, la sua mentalità e la sua originalità. Inizia così la collaborazione con Colin Farrell.

Nel 2015 The Lobster, premio della giuria al Festival di Cannes (2015). Un mondo dove non è possibile essere single, pena la deportazione e l’obbligo di trovare l’anima gemella, tra punizioni e la continua minaccia di essere trasformati in animali. Ispirandosi a I viaggiatori della sera (1979) di Ugo Tognazzi, analizza, con una poeticità romantica mai esplicitata prima, l’essere umano come vittima dell’indottrinamento e delle imposizioni sociali che ritrova l’anatomia del vero amore.

Funny Games (2007) e The Killing of a Sacred Deer (2017)
Funny Games e The Killing of a Sacred Deer

Nel 2017 The Killing of a Sacred Deer, insieme a Nicole Kidman. Vincitore del Prix du scénario al Festival di Cannes del 2017. Rimodella il mito greco di Euripide sul sacrificio di Ifigenia, ricalcando il tema delle colpe dei padri che ricadono sui figli. Un film estremo e disturbante: un padre costretto a decidere quale figlio sacrificare per il benessere del  resto della famiglia.

Possiamo riscontrare lo stesso tipo di terrorismo psicologico e picchi di follia di Funny Games di Michael Haneke.

 

Lanthimos, La favorita, 2018
Y. Lanthimos, La favorita, 2018

Nel 2018, durante la Mostra di Venezia, Lanthimos ha presentato il suo ultimo lavoro, La favorita, con Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman, vincendo il Gran Premio della Giuria. Il film ha ottenuto il maggior numero di nomination ai premi Oscar 2018, dieci. Un film in costume dove il regista greco rielabora la vera storia della Regina Anna, una creatura fragile, capricciosa e dalla salute precaria che porta avanti il regno inglese tra congiure, giochi di potere e i litigi delle due madame che si contendono il primato di cortigiana d’elezione, raccontato con gusto per l’assurdo e del grottesco.

 

Filippou e Lanthimos
E. Filippou e Y. Lanthimos

Nonostante questo lungometraggio sia il più lontano dallo stile freddo e sadico del periodo greco – unico oltre a Kalyteros mou filos a non essere scritto da Lanthimos in compagna del fidato sceneggiatore Efthymis Filippou, una delle menti-chiave della new wave del cinema greco, premiato con un Oscar per la migliore sceneggiatura originale grazie a The Lobster – c’è lo stesso una sorta di coerenza con i suoi lungometraggi precedenti. Anche La favorita rappresenta un microcosmo fondato sull’apparenza in cui ciascuno pensa esclusivamente al raggiungimento dei propri interessi personali: ma, invece di essere una famiglia tradizionale (Kynodontas) o una società di attori (Alps), è una corte settecentesca, e le conseguenze cambiano in proporzione al microcosmo. In questo caso chi rischia di pagare le colpe dei potenti è l’intero popolo inglese.

Con i miei film voglio sollevare delle domande, sul nostro modo di comunicare, su come siamo stati educati, su come la nostra società è organizzata”.

Nel cinema di Lanthimos importantissimo è l’uso del linguaggio: linguaggio dei gesti (The Lobster); linguaggio da sceneggiatura, fatto di silenzi squarciati dai pochi dialoghi (Kinetta); linguaggio distorto, dove gli elementi assumono una nomenclatura del tutto differente da quella imposta dalle convenzioni della lingua madre (Kynodontas).

Lanthimos, The Killing of a Sacred Deer, 2017
Y. Lanthimos, The Killing of a Sacred Deer, 2017

Il sesso, altra tematica ricorrente, è trattato come se fosse soltanto un altro meccanismo di routine, dove quasi non ci si sfiora, non ci si bacia o dove la donna si lascia andare al volere dell’uomo. In The Killing of a Sacred Deer, la moglie, si distende nuda e anestetizzata sul letto come fosse un cadavere, e lui si muove sul suo corpo come un necrofilo. In Kynodontas il sesso viene fatto senza emozione, e pone delle riflessioni sul tabù dell’incesto come causa della repressione degli istinti umani. In Kinetta le scene erotiche avvengono solo se scritte nelle sceneggiature trascritte dai due protagonisti. Ne La favorita le dame in combutta tra loro si concedono volontariamente alla regina, mostrandoci scene di sesso saffico come strumento per entrare tra le grazie della regina stessa e divenire “la favorita”. Lanthimos ci mostra come qualcosa di meraviglioso si sia svuotato di amore e di passione.

Un altro aspetto ricorrente è la recitazione straniante dei suoi attori. “L’insicurezza, il senso di pericolo, l’imbarazzo possono rivelare molto dei comportamenti umani, perciò faccio in modo di creare situazioni in cui nessuno è certo di quello che sta avvenendo. Solo così l’attore può lavorare sull’istinto, senza preoccuparsi di corrispondere a ciò che è approvato dal pubblico. Sul set creo incertezza”.

Lanthimos ingloba nei suoi film il cinema dei registi che l’hanno influenzato, da Luis Bunuel a Theo Angeolopoulos, passando per Marco Ferreri e Michelangelo Antonioni, o ancora Robert Bresson, John Cassavetes, Michael Haneke e Stanley Kubrick, ma resta ugualmente un cinema assolutamente unico, originale e imperdibile.

 

Lanthimos, Nimic, 2019
Y. Lanthimos, Nimic, 2019

Sperando di avervi stuzzicato abbastanza da approfondire una delle menti più geniali del cinema contemporaneo, vi lascio con le ultime novità: durante il Locarno Film Festival 2019 (7-17 agosto) è stato presentato il cortometraggio Nimic con Matt Dillon. Mentre in lavorazione c’è il lungometraggio, Pop. 1280, adattamento cinematografico del romanzo di Jim Thompson, a cui sicuramente sarà dedicato uno spazio più che meritato nel nostro blog.

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