Il delitto di Lord Arthur Savile

L’ultima volta che abbiamo parlato di Oscar Wilde vi abbiamo accompagnato in un viaggio che ripercorreva le tappe principali della sua vita, la formazione e le esperienze di quello che è stato uno dei più grandi autori della seconda metà dell’Ottocento. Massimo rappresentante del “movimento estetico”, Wilde nasce nel 1854 e muore all’apice della sua produttività all’inizio del XX secolo. Wilde non vive una vita facile. La sua persona, così come i suoi scritti, in netto anticipo rispetto ai tempi, lo portano a essere ingombrante e a venir preso di mira per le sue scelte e per il suo modo di vivere. Fondamentali sono i contenuti puramente biografici delle sue opere. Il destino dei personaggi è chiaro sin dalle prime righe. L’alternarsi di comicità e dramma esalta il fine ultimo di critica alla società del tempo.

Siamo andati a scoprire il suo teatro, l’innovamento insito nelle sue commedie, dove l’autore si batteva, amareggiato ma deciso, nei confronti della società del tempo. Con The importance of being Earnest l’autore ottiene il successo meritato ma si ritrova contro una parte dell’aristocrazia, non contenta di essere rappresentata in quel modo. L’opera è una commedia degli equivoci, dove l’identità è qualcosa di fittizio e a dominare l’opera sono la satira nei confronti dell’aristocrazia, lo humor e il nonsense, il tutto condito da una forte amarezza di fondo.

“La vita è una cosa troppo seria per poterne parlare apertamente” e con The importance of being Earnest, Wilde dichiara come la vita sia solo una beffa.

“Il mondo è un palcoscenico, peccato che le parti siano male assegnate”

Con questa frase, estratta dal racconto Il delitto di Lord Arthur Savile, pubblicato nel 1891, l’autore ci presenta la società dell’epoca dove conti, contesse, duchesse e baronetti si ritrovano nei salotti delle ville, nei giardini delle grandi dimore dell’aristocrazia del tempo, accomunati dalla medesima volontà di trascorrere il tempo in simpatica compagnia.

In queste serate dedite al chiacchiericcio e al dolce far nulla, è sempre presente anche chi, in quel momento, gode delle simpatie della padrona di casa. Attraverso le doti, in particolare l’abile maestria con le parole e il savoir faire, questi personaggi allietano le serate quasi siano giullari. Diventano i fenomeni del momento e tutti pendono dalle loro labbra.

L’azione è già iniziata nel momento in cui iniziamo a leggere, e la scena si apre nel salotto di Lady Windermere, personaggio che verrà poi ripreso da Wilde l’anno dopo nel testo Il ventaglio di Lady Windermere. Al centro dell’attenzione c’è un chiromante, entrato nelle simpatie della Lady che, dopo essersi fatta leggere la mano in più occasioni, ha deciso di presentarlo ai suoi invitati, stuzzicando la curiosità dei presenti. Naturalmente ben ricompensato, il chiromante inizia a predire il futuro degli ospiti finché tra le sue mani finisce la mano di un giovane aristocratico, Lord Arthur Savile, al quale preannuncia che commetterà un omicidio di lì a un mese.

Con sottile cinismo Wilde ci accompagna nei pensieri del protagonista, nelle sue azioni, nei suoi sbagli, nelle sue paure. Lord Arthur è un giovane innamorato che non vuole macchiare il suo futuro matrimonio con un reato. Compiere un simile fatto significherebbe un tradimento alla pari di quello commesso da Giuda. Decide così di posticipare le nozze e, senza indugio, pianificare l’omicidio.

Il protagonista inizia a destreggiarsi tra mille avversità: le possibilità che gli si presentano dinanzi sono favorevoli, la riuscita però non è così semplice come poteva auspicare. Tra omicidi non riusciti, paranoie ingombranti e continui rinvii del matrimonio, il destino predetto finisce per avverarsi.

In una commedia dove più che di paura, si ha da ridere, si può leggere tra le righe la critica dell’autore verso una società fatta di frivolezze, priva di sentimenti veri, di amore sano, di coerenza tra le parti.